Scomparsa di Vanessa, test del Dna per i fratelli e la mamma

Rimini

RIMINI. I resti di un cadavere ritrovato in Germania potrebbero essere quelli di Vanessa Degasperi, la giovane di origine peruviana di cui non si hanno più notizie dal marzo del 2011 e sulla cui scomparsa i familiari hanno chiesto di fare chiarezza. Per dare una risposta a questo mistero che si trascina da sei anni - e su cui lo scorso giugno sono state riaperte le indagini - è stato fatto un prelievo del Dna proprio ai due fratelli della giovane, Silvio e Marco, e alla sorella, Evelyn.

Esame anche alla madre

«Si tratta di una richiesta arrivata dagli investigatori», spiegano gli avvocati della famiglia Elena Guidi ed Emanuela Guerra, «e che potrebbe permettere di capire se effettivamente quel corpo ritrovato appartiene a Vanessa o meno». La certezza matematica però, continuano le legali, «si potrà avere quando si farà il prelievo del Dna alla madre della giovane, solo un riscontro con un genitore biologico potrà infatti permettere di capire». La mamma di Vanessa, Carmen Luz Saavedra Aylas, 54 anni, si trova in Perù: è stata lei assieme agli altri tre figli a chiedere di continuare a cercare la figlia scomparsa l'8 marzo del 2011 da una csa di cura del Titano.

Dal Perù al Titano

La giovane non ha avuto una vita semplice: lei e i suoi fratelli, quando erano ancora bambini, sono stati adottati da una coppia di Bergamo poi deceduta nel 2002. Vanessa, all’epoca 19enne, aveva avuto un crollo psicologico: alla perdita di entrambi i genitori, si era aggiunto il peso di dover provvedere ai tre fratelli più piccoli, due dei quali allora ancora minorenni. Il giudice del tribunale di Rimini che aveva seguito la vicenda, nel 2004 aveva disposto l’interdizione per Vanessa e da allora i problemi erano aumentati. La ragazza aveva cominciato a entrare e uscire da strutture protette e dopo aver girato per diverse cliniche nel Riminese, nel 2011 era stata affidata a 27 anni a una a San Marino.

Le indagini

Proprio da quella struttura era poi sparita: il personale aveva trovato la porta antincendio aperta poche ore dopo, lo stesso giorno, la direzione della struttura aveva sporto denuncia alla gendarmeria di San Marino che a sua volta aveva diramato l’allarme alla squadra mobile della questura di Rimini. L’attività investigativa si era fatta più intensa. Le analisi dei tabulati telefonici del cellulare della giovane (che aveva lasciato nella sua stanza assieme al computer portatile) e le testimonianze di amici e parenti non erano però riuscite a indirizzarsi verso una pista certa. Il caso ieri sera è stato trattato ancora una volta dalla trasmissione di Raitre, “Chi l'ha visto”.

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