Ragazzini abbandonati per finta per farsi mantenere dallo Stato

Rimini

FAENZA. Continuano i casi di minori abbandonati per finta allo scopo di cercare di lucrare sull’assistenza e sui servizi educativi forniti dallo Stato. Il fenomeno riguarda per lo più ragazzi di età compresa tra i 13 e i 17 anni, quasi tutti di origine albanese, che giungono numerosi ormai da anni nel territorio di Faenza (come anche in quelli vicini) e poi vi restano, trovando accoglienza in strutture di assistenza messe a disposizione dagli enti locali.

L’ingresso dei minori albanesi in Italia è attuato spesso utilizzando uno stratagemma illecito che di fatto permette agli stessi il mantenimento nel nostro Paese e un elevato standard educativo fino al compimento della maggiore età, il tutto a carico dell’amministrazione locale. In questo modo i minori vengono inseriti nel sistema di tutela riservato ai “minori non accompagnati”, mentre le loro famiglie vivono altrove, spesso in Albania o a volte anche nel nostro Paese. La polizia ha svolto, in particolare negli ultimi due anni, una costante attività investigativa che ha portato alla denuncia di 22 minori e 6 maggiorenni per il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato.

Gli agenti del commissariato manfredo hanno avuto modo di rilevare che in alcune circostanze i minori sono stati accompagnati in Italia da parenti, da amici connazionali o addirittura dagli stessi genitori i quali, una volta oltrepassata la frontiera italiana (solitamente quella marittima di Bari o Brindisi), fanno ritorno in Albania, a volte anche il giorno stesso, mentre il minore viene fatto salire su un treno o pullman diretto in una città del nord Italia ben precisa, nello specifico Faenza, dove è stato accertato che esistono strutture educative in grado di assisterli.

L’ultimo episodio

Di recente la polizia manfreda ha denunciato tre albanesi, di cui un minore, per il reato di “truffa aggravata in danno dello Stato, in concorso tra loro” poiché si è potuto accertare che la madre del minore proveniente dall’Albania era entrata insieme al figlio in Italia a seguito di un invito formale di ospitalità da parte di un connazionale residente a Faenza. Il minore poi, giunto in Italia con la madre, dopo qualche giorno si era presentato in commissariato simulando il suo stato di abbandono, forse su indicazione della stessa madre e del connazionale.

Le indagini

Gli investigatori hanno anche eseguito una perquisizione domiciliare nei confronti dell’albanese ospitante, al fine di trovare il passaporto o altri documenti del minore, avendo appunto il fondato motivo che potesse aver fornito alloggio al ragazzino nei giorni prima della sua presentazione in commissariato. La perquisizione ha dato esito negativo, anche se l’indagato, nel corso dell’interrogatorio, si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Si è inoltre accertato, attraverso la polizia di frontiera marittima di Brindisi, che la madre del minore, dopo due giorni dal suo arrivo in Italia, ha fatto rientro in Albania.

Sono ora in corso ulteriori accertamenti investigativi per chiarire in modo completo i particolari della vicenda.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui