Due destini incrociati, scampati alla strage perché a casa ammalati

Rimini

FORLÌ. Il clima che si respira è quello della paura, e non potrebbe essere altrimenti dopo i brutali attentati di ieri mattina che hanno voluto colpire il cuore dell’Europa proprio vicino alle sue sedi istituzionali. Terrore di cui sono testimoni anche due forlivesi, Stella Biondi e Marco Bernardini, 36 e 38 anni, che da anni vivono in Belgio.

Stella Biondi , nata e vissuta a Forlì, si è trasferita a Bruxelles 7 anni fa dove lavora come funzionario del Consiglio europeo occupandosi di appalti pubblici. Ieri è stata salvata da un temporaneo malanno, disertando causa malattia il suo ufficio che si trova a 200 metri dalla stazione metro di Maalbeek, colpita dagli attentatori, «che utilizzo quotidianamente per andare al lavoro».

«Molti colleghi erano in partenza in questi giorni per rientrare a Pasqua - racconta - io fortunatamente avevo previsto di viaggiare fra qualche giorno, dall’aeroporto di Charleroi». Ieri in serata un minimo di circolazione era ripartita in alcune zone della capitale, «per permettere alle persone di rientrare a casa, comunque soggetta a controlli durissimi in entrata e uscita dalla città, con evidenti conseguenze al traffico. I trasporti sono stati bloccati fino alle 18, ora pochissime linee e treni sono attivi, con migliaia di persone che devono rientrare. I centri commerciali sono chiusi, la popolazione è invitata a restare dove si trova e a non uscire. La zona europea è sempre completamente bloccata al pubblico, anche nei prossimi giorni per recarsi al lavoro saranno adottati sistemi di sicurezza simili a quelli usati durante i summit». Ma la città è stata completamente colta di sorpresa? Come era il clima pre attacco? «Leggermente migliorato dopo l’ultima allerta arancione di novembre - spiega la ragazza -. La vita era tornata normale, sebbene affiancata da numerosi militari con mitra e carri armati. Tre giorni fa era stato trovato il terrorista Salah nella periferia di Bruxelles, l’attentato potrebbero essere la risposta a quella operazione».

Come affronterà i prossimi giorni? «Mi chiedo se sia il caso di rientrare a casa per Pasqua, o restare qua evitando i luoghi molto affollati. Molti hanno paura, ma non possiamo smettere di vivere perché decidono di toglierci la libertà, sarebbe una vittoria ulteriore per loro quindi se tutto va bene rientrerò in settimana». Se anche lui non fosse rimasto a casa per malattia si sarebbe trovato alla stazione della metropolitana di Maalbeek proprio all’ora dello scoppio. Ma il destino ha deciso per Marco Bernardini, ormai da 4 anni a Bruxelles dove ha messo su famiglia e lavora alla Commissione europea come tecnico informatico. «Pensandoci - riflette - mi è venuta paura. In questo momento, però, provo autentico dolore per i morti ed i feriti. Siamo tornati al novembre scorso quando, dopo gli attentati in Francia, le strade erano presidiate dai blindati della polizia. Ora tutte le attività sono sospese e chissà quando si potrà tornare a vivere normalmente». Un evento arrivato, nonostante tutto, inaspettato. «La voglia di tornare alla normalità dopo i fatti di Parigi - ricorda Bernardini - non ci faceva pensare a nuovi pericoli. O meglio, non avevamo cambiato le nostre abitudini per questo. A questo punto, visto che qui tutto rimarrà chiuso per giorni, palestre, cinema, metropolitana, torneremo in Italia per trascorrere la Pasqua».

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