Botte continue anche in gravidanza, lncubo finito grazie a una nipote
CESENA
Da almeno un paio di anni veniva picchiata e umiliata quotidianamente dal marito. E le botte non erano finite neppure quando era rimasta incinta: fino a pochi giorni prima del recente parto, pugni e calci sul pancione erano stati un orrore ripetuto più volte. Un paio di volte aveva provato a chiedere aiuto telefonando alla polizia, ma lui se ne era accorto e l’aveva bloccata usando le maniere forti. Non aveva neppure trovato la forza di confidare alle persone più care l’incubo che stava vivendo. Un incubo così spaventoso che aveva persino meditato di suicidarsi.
Incubo finito grazie alla nipote
Finalmente, nella tarda serata di mercoledì, quella catena di violenze è stata spezzata: l’aguzzino è stato arrestato dalla polizia e su disposizione del magistrato è finito in una cella del carcere di Forlì, dove si trova tutt’ora. Merito di una nipote della vittima, che abita in un’altra città ma era in visita alla zia: ha assistito all’ennesima angheria e non ha esitato a chiamare il 113. La comunicazione si è interrotta bruscamente, ancora una volta per l’intervento manesco di quel 35enne di origine tunisina, che è giunto in Italia in una fase successiva alla coniuge connazionale e coetanea, tramite ricongiungimento familiare. Ma la telefonata fatta è stata sufficiente per localizzare il punto dove si stava consumando il reato, in una zona centrale della città.
L’intervento e l’arresto
Intervenuti sul posto, gli agenti del Commissariato di Cesena comandato da Giorgio Di Munno hanno trovato la casa a soqquadro e due bambine piccole in lacrime. È quindi scattato l’arresto, una misura sostenuta da una denuncia fiume della donna malmenata. Lei è in regola con il permesso di soggiorno ed è conosciuta da tutti come una brava persona, che vive da queste parti da una mezza dozzina di anni e si è sempre data da fare, lavorando soprattutto nel settore delle pulizie. Lui, invece, è un nullafacente, che non solo si faceva mantenere dalla moglie, ma la sottoponeva a continue angherie.
L’uomo tratto in arresto e finito dietro le sbarre sarà ora chiamato a rispondere dell’accusa di maltrattamenti in famiglia. Ma al di là degli sviluppi processuali di questa bruttissima vicenda, che è solo la punta dell’iceberg di un fenomeno che troppo spesso resta sommerso, la cosa ancora più importante è un’altra: in futuro si potranno utilizzare tutti gli strumenti previsti dalla legge per proteggere chi viene schiacciato dall’ingranaggio delle violenze domestiche.