Caso scommesse, il sindaco: «All’ippodromo non è ludopatia»
Il primo cittadino dice di aver dichiarato guerra alla ludopatia, per una scelta che «non si deve a me, ma a una precisa e ripetuta presa di posizione dell’intero consiglio comunale (con una comunanza d’intenti non così comune), alla quale la giunta si è convintamente adeguata, dei Quartieri, del mondo del volontariato, dei sindacati. Assieme ci siamo detti che era giunto il momento di limitare le occasioni di gioco d’azzardo in città, allontanando di almeno 500 metri i luoghi del gioco dalle aree da tutelare: scuole, punti di aggregazione giovanile, di culto, oratori, impianti sportivi, strutture residenziali o semiresidenziali in ambito sanitario o sociosanitario, strutture ricettive per categorie protette».
Lucchi ricorda che la conseguenza dovuta anche a una legge regionale «confermata da ripetute sentenze del Tar» è che dei 99 locali con sale gioco o sale scommesse presenti a Cesena, 91 dovrebbero chiudere e non rinnovare i contratti per slot machine e videolottery. E i numeri sono destinati a salire: 99 sono le attività che hanno chiesto e ottenuto l’autorizzazione dalla Questura, mentre ci sono macchine non collegate al sistema telematico che devono ancora essere individuate e che subiranno il divieto.
Lucchi individua 3 macrocasistiche: «bar, tabaccherie e simili, che hanno aggiunto macchinette spillasoldi a una attività “normale”; le imprese “specializzate” come quella di Ferrini; l’Ippodromo di Cesena, per la parte che non riguarda il Bingo». Nel primo caso, i titolari potranno scegliere di rinunciare alle macchinette «e a quei facili incassi che in anni di difficoltà hanno fatto gola a tanti, ma a spese delle famiglie cesenati» oppure dovranno trovare una nuova collocazione a 500 metri dai luoghi sensibili. Le attività “specializzate” come quella di Ferrini «dovranno semplicemente spostarsi» e rigetta al mittente il «ricatto occupazionale». La situazione dell’Ippodromo, per la parte di attività ippica, rappresenta invece la terza casistica, tipica di Cesena: «la sala di raccolta scommesse è una parte connessa all’Ippodromo, che vive – per le settimane estive di apertura – di un mix fra corse, convivialità, luoghi di incontro e scommesse sulle corse che si svolgono all’interno dell’impianto. È quindi cosa diversa dal gioco fine a se stesso, limitato nel tempo e quindi difficilmente associabile alla ludopatia. Va da sé che, con il venir meno della raccolta scommesse, nessun ippodromo proseguirebbe la sua attività. Credo nessuno si auguri di ritrovarsi, in estate, senza l’Ippodromo del Savio». Questo per Lucchi «non significa fare differenziazioni, ma voler salvaguardare una parte fortemente identitaria della città, che poco ha a che fare con la ludopatia, il vero nemico».