Tentato aborto su una tredicenne: ginecologo condannato a venti mesi

Il reato contestato
Dal processo è emerso che la tredicenne accompagnata dal padre andò nella clinica cesenate nei primi giorni dell’agosto 2012. Secondo il ginecologo era stata portata da lui per delle perdite che avevano allarmato i familiari e stabilì di fare un prelievo istologico (una biopsia) prelevando una minima quantità di tessuto tramite raschiamento. Non fu fatta una ecografia. La tesi difensiva era che il medico non aveva tenuto conto che la ragazzina potesse essere incinta, ma temeva esclusivamente ci fossero eventuali malattie da controllare. Per l’accusa invece non poteva non sapere. Fatto sta che qualche giorno dopo, quando arrivarono i risultati del prelievo fatto tramite raschiamento, fu evidente che la giovanissima era in stato di gravidanza. Al punto che Giulini allertò il collega referente per l’Ausl riminese, territorio dove era residente la giovane con la sua famiglia. E fu questo medico a praticare l’aborto, previo consenso dei genitori della ragazza, in una struttura sanitaria del riminese.
La condanna
In tribunale a Forlì la giudice Floriana Lisena non ha considerato valide le tesi difensive, dando piuttosto ragione alla pm Laura Brunelli (in aula Anna Maria Rava). La sentenza emanata prevede per Giulini una condanna a un anno e otto mesi, mentre alla ragazza è stato riconosciuto un rimborso economico di 30mila euro. Il ginecologo dovrà anche pagare come rimborso 1.500 euro per la costituzione in giudizio della parte civile.
L’appello
Il ricorso in appello viene annunciato fin d’ora. L’avvocato Bernardini aspetta che vengano depositate le motivazioni entro un mese dalla sentenza e poi avrà un mese e mezzo di tempo per depositare l’appello. Il reato di tentato aborto si prescrive in sette anni e mezzo e quindi nei primi giorni del febbraio 2020. E quindi non sarà semplice arrivare a una conclusione giudiziaria della vicenda, con la prescrizione che incombe.