Un parcheggio abusivo mette nei guai un altro big del mondo imprenditoriale

Rimini

CESENA. Un altro nome noto dell’imprenditoria locale è rimasto impigliato nella rete degli abusi edilizi. È Flavio Amadori, patron del famoso impero avicolo legato al suo cognome. A metterlo nei guai è stata un’opera realizzata senza avere in mano il necessario permesso di costruire. Non si tratta però di un edificio, come potrebbe fare pensare la denominazione dell’autorizzazione mancante. L’intervento consiste invece nella realizzazione di un parcheggio privato in via Rio Acqua di Tipano.

L’abuso edilizio di Amadori

Per predisporre quello spazio per la sosta è stata movimentata una certa quantità di terra. Molti non lo sanno, perché si è portati a pensare che un permesso di costruire debba essere collegato all’esistenza di una qualche volumetria. Invece anche per lavori eseguiti per ricavare piazzali e parcheggi, quando c’è una qualche modifica del suolo, è indispensabile richiedere questo tipo di autorizzazione. Cosa che non è stata fatta da quanto emerso da un controllo e dal verbale steso il 14 novembre. Perciò Flavio Amadori, legale rappresentante della Gesco Srl, è stato indicato come responsabile, in veste di proprietario dell’area. L’altra persona chiamata a rispondere è il gestore dell’attività finita nel mirino: Aldo Lucchi, legale rappresentante di Avicoop Sca.

Il caso ha dunque voluto che in tempi molto ravvicinati siano rimasti coinvolti in abusi edilizi, pur molto differenti, due imprenditori di primo piano. Poche settimane fa era toccato ad Andrea Suzzi Barberini, per un’apertura larga 2 metri e alta 220 centimetri fatta in una parete del torrione storico in via Mura Federico Comandini a ridosso di via Cesare Battisti.

L’irregolarità individuata in via Rio Acqua di Tipano è una delle due nuove contestazioni contenute nell’elenco degli abusi edilizi riferiti al mese di novembre 2017. Negli ultimi giorni è stata pubblicata sull’Albo pretorio del Comune, diventando così consultabile da qualsiasi cittadino.

I gazebo al bar

L’altro nodo venuto al pettine in questa lista, che include anche alcuni aggiornamenti su situazioni varie già venute alla luce, è invece riconducibile in qualche modo alla questione spinosa delle verande e altre strutture leggere simili, che sono state realizzate in tanti bar e ristoranti senza fare le pratiche prescritte dalle norme. Questa prassi, a quanto pare, non è stata del tutto superata. Durante una verifica effettuata in un bar lungo via Romea l’attenzione si è infatti concentrata su un paio di gazebo installati a servizio del pubblico esercizio. Il problema è che si sono materializzati ignorando due adempimenti: non è stata presentata la Scia (segnalazione certificata di inizio attività) e non sono state rispettate le regole in materia sismica.

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