Ripudia la moglie ma viene minacciato di morte

Rimini

CESENA. «Voglio ripudiare mia moglie perché da dopo sposati ho avuto la certezza che non fosse più illibata. Adesso i suoi genitori ed i suoi parenti mi minacciano anche di morte». Ha paura un 27enne. Romagnolo a tutti gli effetti. E’ arrivato coi suoi genitori dal Marocco quando aveva poche settimane di vita e ha sempre abitato a Rimini (prima) e a Cesena (poi) dove ancora adesso vive e lavora.

Un paio di anni fa credeva di aver trovato l’amore della sua vita. Una sposa di 25 anni per la quale adesso sta ricevendo con costanza minacce di ogni tipo. Tutto nasce quando intraprende un viaggio. Lascia la sua Romagna per trascorrere u po’ di tempo in Marocco, terra natia anche dei genitori, a casa di un amico marocchino residente anche lui a Cesena. Qui conosce lei: 25 anni. Bella e simpatica. La vacanza scorre veloce ed i due si scambiano i numeri di telefono prima del rientro di lui in Italia.

L’amore al tempo di internet è uguale per tutte le fedi religiose. Messaggi, video, ore ed ore su whatsapp. Alla fine, per riunire le distanze, lui chiede di sposarla e lei accetta. E’ l’inizio dell’incubo. «Ho chiesto ai suoi genitori le certificazioni necessarie - ha raccontato agli investigatori - compresa quella di un ginecologo che ne accertasse la verginità. Anche se non è “obbligatoria” in questi luoghi come il certificato di essere libero da vincoli matrimoniali, quello che garantisce l’idoneità ad avere figli e l’assenza di malattie infettive». Tutto a posto, insomma. Versati 500 diram al padre in titolo di dote (5.000 euro) c’è il via libera alle nozze.

Adesso il 27enne ha scoperto che la ragazza “manovrava soltanto” (a suo dire) per poter legalmente entrare in Italia. Si sposano. Ma in Marocco e il padre di lei impedisce alla neo coppia di “dormire insieme”. «Era troppo disinibita - ha raccontato il 27enne agli inquirenti - ho iniziato a temere che non fosse vergine».

Rientrato in Italia per i documenti che servono al ricongiungimento familiare, il 27enne dà il permesso alla moglie di uscire per andare a lavorare. Poi inizia a non ricevere più messaggi su whatsapp. Alla fine viene investito da una serie di quelle che ritiene “scuse”: «Mi ha detto di essersi procurata un’infiammazione tale che le ha rotto l’imene. Poi anche di essere stata violentata. Sono tornato in Marocco. Ho scoperto che viveva con un altro».

«La legge la mi ha consentito di far prelevare la donna dalla casa di questo suo “amico” e di ricondurla dai suoi. Malgrado tutto l’ho perdonata anche negli atti ufficiali di polizia che mi consentono la di far ricondurre dal marito la moglie adultera. Adesso? Dopo una festa nuziale pagata 3.500 euro, i suoi genitori prima hanno cercato di rubarmi i documenti perché temevano volessi abbandonarla in Marocco. Lei mi ha confermato di avermi sposato solo per i documenti italiani. Che non avrà: perché al Consolato Generale ho raccontato il raggiro matrimoniale subito. La richiesta del suo visto così è stata respinta. Da quel momento tutti hanno iniziato a minacciarmi. Il mio “mancato suocero” mi chiama dicendo che verrà in Italia a tagliarmi la gola. La madre vuole inventarsi delle accuse per mandarmi in prigione. La mia “sposa” ha verbalizzato davanti a un avvocato che io avrei pagato qualcuno per violentarla e annullare il matrimonio. Mi chiedono soldi (circa 12 mila euro) per spese sostenute e per un divorzio non consensuale. O in alternativa di portarla in Italia. Informandomi che nel frattempo hanno preso contatti con un connazionale “mafioso” che vive a Torino e che scenderà in Romagna ad uccidermi».

Un incubo insomma. Per il quale il 27enne chiede protezione alle forze dell’ordine e alla magistratura con una denuncia.

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