IL CASO "Arezzo&Fotografia"censura Marco Onofri

Rimini

CESENA. «Una vicenda assurda». Così il fotografo Marco Onofri commenta la censura medievale subita ad Arezzo. Per tutto il pomeriggio di domenica, sulle sue foto delle strisce di carta bianca con la scritta «censored» in rosa coprivano i corpi nudi delle modelle del progetto “Followers”. Una delle mostre principali della sesta edizione della biennale internazionale di arte fotografica “Arezzo&Fotografia”. Una «misura necessaria» si è giustificato Fabio Mori, direttore della “Casa delle Energie” che ospitava l’esposizione, dovuta al fatto che nella giornata di domenica lo stesso spazio ospitava anche l’iniziativa “Storie di Famiglia” organizzato dall’associazione Comete e destinata ad un pubblico composto per lo più da famiglie con bambini al seguito. «Io l’ho saputo dall’organizzatrice che mi ha chiamato per avvisarmi di quello che stava succedendo - racconta Marco Onofri - trovo la richiesta del direttore della struttura davvero assurda, anche perché non c’è alcuna volgarità in quei corpi nudi. Volgari sono gli occhi di chi guarda». Non è la prima volta che “Followers” viene censurato. Marco Onofri aveva già subito la censura di Facebook la cui policy quando di mezzo c’è il corpo femminile è da sempre ambigua e poco chiara: «Su Facebook mi avevano bloccato per una foto in cui l’unica cosa esposta era l’anca della modella - racconta - lo stesso era accaduto a quattro giornalisti che avevano raccontato il mio progetto. Ma le scelte di Facebook per quanto fastidiose posso anche capirle». Più difficile comprendere la scelta del direttore aretino: «Una scelta ancora più assurda se si pensa che la persona che ne ha chiesto la censura è la stessa che il giorno prima, in occasione dell’inaugurazione mi aveva coperto di complimenti per la qualità del progetto. La mia è la mostra principale di questa edizione della biennale, è mia la foto utilizzata nei manifesti pubblicitari, l’inaugurazione ufficiale è avvenuta davanti alle mie foto. Ci sono persone arrivate ad Arezzo per le mie foto che si sono trovate davanti ad una mostra censurata, altre che hanno rinunciato alla visita». L’ennesima conferma, per Onofri, che forse l’Italia «non è ancora pronta» ad un progetto del genere: «Vendo molte delle mie foto in tiratura limitata - spiega - I miei lavori riscuotono apprezzamenti che però a differenza di quello che succede negli altri casi, per Followers non si sono ancora tradotti in acquisti». Di qui l’appello un po’ provocazione un po’ esigenza apparso sui canali social: «Cerco un gallerista che porti le mie foto all’estero. Followers è il mio progetto più importante, tra web e cartaceo conta già 25 pubblicazioni, ma nessuno vuole comprare quelle foto. Ho pensato che è ora di andare all’estero, dove il pubblico è meno bigotto». Giorgia Canali

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