Carisp, eletto il nuovo cda

Rimini

CESENA. Chiuso il capitolo del salvataggio grazie all’aumento di capitale da 280 milioni di euro, la Cassa di Risparmio di Cesena ha da ieri un nuovo cda, che sarà chiamato a rilanciare la banca. Presieduto da Carmine Lamanda, salernitano 75enne, è formato da professionisti di alto profilo pescati dal mondo finanziario ma anche da quello forense, universitario ed imprenditoriale.

Rientra in quest’ultima categoria l’unico componente locale: Giancarlo Guidi, imprenditore agricolo nato nel 1951 a Roncofreddo. Gli è stata attribuita anche la vicepresidenza.

Non manca però una nota stonata: il raddoppio dei compensi. Ogni consigliere percepirà 40 mila euro all’anno contro i 20 mila di quelli ai quali è subentrato. Poi il cda definirà integrazioni a questa cifra da riconoscere a chi ricopre cariche di vertice, come il presidente ed il vice. Questa decisione, rivendicata dal presidente del Fondo interbancario, Salvatore Maccarone, è stato deliberata ieri in assemblea. Schiacciante (il 97,6%) la maggioranza del capitale azionario rappresentato che ha sostenuto questa scelta. Ma se si contano le “teste” presenti al Carisport, il dissenso su questo punto è stato robusto: i voti contrari sono stati 88, le astensioni 65 e i sì 62. Dalla platea un po’ tutti gli intervenuti (una dozzina in tutto) hanno fatto notare che non è un bel segnale visti i grandi sacrifici chiesti ai dipendenti (162 esuberi, riduzioni di stipendi, trasferimenti in seguito a chiusura di filiali) e ai soci (che hanno visto il valore delle loro azioni crollare da 14-19 euro agli attuali 50 centesimi). Questo concetto è stato evidenziato con particolare forza da Ermes Zanoli, rappresentante della Diaz (l’associazione che rappresenta i dipendenti ed i pensionati della Carisp che sono anche azionisti). E’ stato ribattuto che un’indennità di 40 mila euro è comunque modesta rispetto alla media delle realtà simili alla Carisp. Ma non è questo il punto. Così come non lo è la considerazione che in cifre assolute, alla luce della riduzione del numero dei componenti del cda (da 9 a 7), l’aumento di questa voce di spesa non supera i 100 mila euro complessivi (a cui andranno comunque aggiunti i ritocchi previsti per le due figure apicali).

L’esito del voto sui tre punti su cui i soci si sono espressi è interessante. Fermo restando che, visto che il Fondo interbancario detiene il 95% del patrimonio azionario, il consenso sulle proposte non poteva che essere bulgaro, i singoli votanti hanno lanciato qualche segnale significativo. Per esempio, al momento di votare i consiglieri d’amministrazione, Giancarlo Guidi è stato il più indicato (in 150 hanno scritto il suo nome sulla scheda). E’ un segno che il tema del legame con il territorio continua ad essere molto sentito dalla base. Proprio su questo aspetto si è soffermato Bruno Bossina, direttore generale in predicato di diventare anche amministratore delegato. Ha detto che il legame col territorio non dipende dal luogo di nascita o di residenza di chi amministra una banca, ma dalla capacità di ascolto e di incontro delle persone che vivono e lavorano dove si opera e dalla qualità della gestione. E su questo fronte ha preso alcuni impegni. Tra questi, il riconoscimento alle Fondazioni di un «ruolo fondamentale». E allora ecco la promessa che «la banca ci sarà ogni volta che verrà presentato un bel progetto, per esempio per sviluppare una start-up innovativa o il settore agricolo». E ai piccoli soci, duramente colpiti dalla svalutazione delle loro azioni, ha detto che per recuperare i soldi persi c’è un’unica strada: «concretizzare il Piano industriale che mira a riportare la banca a fare utili». Nel frattempo, ha promesso che ci saranno «un’attenzione particolare ed agevolazioni nei rapporti bancari proprio nei confronti dei soci».

Tornando all’esito del voto, va segnalata l’astensione della Fondazione della Cassa di Risparmio di Cesena, che con l’avvento del Fondo ha visto crollare dal 48% ad un misero 2,3% la percentuale del capitale sociale posseduto. Il presidente Bruno Piraccini, nell’annunciare questa decisione, l’ha motivata così: «Nello statuto è stato previsto che per tutelare le minoranze l’azionista di maggioranza limitasse a cinque sesti le designazioni di propri rappresentanti. Ora che la Fondazione non è più socio di maggioranza ma di minoranza, lo stesso principio avrebbe potuto essere applicato lasciandoci indicare almeno un nostro consigliere. Avremmo così esercitato quella funzione di rappresentanza degli interessi locali che ci è stata affidata dalle forze sociali, economiche ed istituzionali di questo territorio. Invece ciò non è avvenuto. I sette nominativi candidati al cda, incluso Giancarlo Guidi, sono stati tutti scelti dall’azionista di maggioranza, cioè dal Fondo».

Gli ha fatto eco Guido Pedrelli, ricordando che «come diceva Enrico Cuccia, le azioni non si contano soltanto ma si pesano» ed invitando quindi a non dimenticare che la ricchezza di Cesena è stata creata anche grazie all’azione della Cassa di Risparmio, che ha 175 anni di storia e vanta un terzo del numero totale di conti correnti aperti sul territorio». Un richiamo orgoglioso ad un radicamento territoriale il cui mantenimento viene considerato essenziale per riuscire a rilanciare la banca e - ha auspicato lo stesso Pedrelli - «avere nuovamente dividendi da distribuire tra due anni».

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