Azione legale per riavere i contributi Inps

Rimini

CESENA. Ha lavorato per 10 anni in tre studi notarili e, a differenza di quanto le era accaduto in precedenza, quando era stata occupata ma “in nero”, le sono stati regolarmente versati i contributi. In tutto, ammontano a 24 mila euro. Ma non sono sufficienti per ottenere una pensione. Non è un caso isolato quello raccontato da una 77enne che abita dalle parti del Ponte Vecchio. Ma lei non ci sta e ha deciso di reagire.

Rivuole indietro quei 24 mila euro, che in fondo sono suoi. E così si è rivolta ad un avvocato, dandogli mandato di avviare un’azione legale nei confronti dell’Inps.

L’Istituto nazionale di previdenza sociale, che è stato informato di quella che la donna (e tante altre persone in condizioni simili) considera un’intollerabile ingiustizia, ha confermato che nulla le è dovuto. Da qui la decisione di rivolgersi alla Guardia di Finanza. Un passo accompagnato da un appello: «Se ci sono, come penso, altre persone che hanno il mio stesso problema si uniscano in questa richiesta per farci restituire quanto ci spetta, perché è uno dei frutti del nostro lavoro».

L’anziana, che tra l’altro è stata riconosciuta invalida al 75 per cento dopo essere stata colpita da un ictus, precisa che per fortuna suo marito, ex dipendente statale, percepisce una pensione e quindi riesce a tirare avanti.

Però non le va proprio giù di vedere i suoi contributi svaniti nel nulla. «Ho iniziato a lavorare nel 1958 - racconta - riempiendo di paglia sacchetti dove veniva poi riposta la frutta. Ma il mio datore di lavoro non mi ha mai versato i contributi per la pensione. Invece, nel periodo dal 1974 al 1984, ho prestato servizio in studi notarli, cambiandone tre, e tutto in regola. Ho in mano fogli che lo attestano, su cui ci sono scritte le cifre versate come contributi, per i vari periodi in cui ho lavorato: 13 settimane, 22, 26, una.... Dall’Inps non ho mai avuto né una lira né un euro. Ma adesso chiedo che quei soldi mi vengano restituiti».

Gli addetti ai lavori li chiamano “contributi silenti” e sono appunto quelli non sufficienti a maturare alcun trattamento: il fatto che l’Inps li incameri, senza dare indietro alcunché e senza restituire il capitale versato, è stato più volte definito un “furto legalizzato”.

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