Carisp: notificati 17 avvisi di fine indagine

Rimini

CESENA. La Procura della Repubblica ha terminato il grosso del proprio lavoro. Notificando nella giornata di ieri a 17 persone l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Gli “indagati” però sono 18: tra essi c’è anche la Banca.

Che verrà chiamata in causa nella sua forma giuridica ed attuale.

L’avviso di chiusura indagini è stato varato come da attese nei confronti di 17 ex-membri del Cda e del collegio sindacale, ex manager e manager della Cassa di Risparmio di Cesena, con l’ipotesi di reato di falso in bilancio, ostacolo all’autorità di vigilanza e illecita ripartizione degli utili.

L’istituto di credito invece è indagato in base al decreto legislativo 231/2001 sulla responsabilità amministrativa delle società per i reati commessi dai propri dipendenti. Se venisse in futuro riconosciuta la responsabilità della banca, questa sarebbe chiamata a pagare una “multa” allo Stato. Sotto forma di quote societarie nella misura che eventualmente decideranno i giudici.

L’indagine è stata coordinata dal capo procuratore Sergio Sottani e dal pm Francesca Rago. Che si sono avvalsi come braccio operativo nel Nucleo Speciale di Polizia Valutaria: che ha vertice a Roma (comandato dal Colonnello Giuseppe Bittillo) ma che ha impiegato i sui uomini della sede di Milano (comandati dal Colonnello Gabriele Procucci) unitamente alla Guardia di Finanza di Cesena del Capitano Arturo Tavani.

L’inchiesta, partita nel 2014 dopo un’ispezione della Banca d'Italia, ipotizza che nel bilancio 2012 della banca non sia stata esposta una situazione economica e patrimoniale veritiera, perché non sarebbero stati svalutati correttamente crediti deteriorati per 40 milioni di euro. Sono i soldi concessi nel tempo prevalentemente all’immobiliarista Pierino Isoldi (che sta scontando ai domiciliari una condanna a 12 anni per vari reati).

Nel bilancio non sarebbe stata evidenziata una maggiore perdita di oltre 15 milioni di euro, che ha così consentito al Cda della banca di deliberare, a favore dei soci, la distribuzione di acconti sui dividendi per 19,9 milioni di euro relativi a utili che in realtà non sarebbero mai stati registrati.

L’omessa indicazione della perdita in questione ha impedito alla Banca d’Italia di svolgere correttamente le proprie funzioni di vigilanza. Che è un’altra delle accuse.

L’avviso di conclusione indagini, che precede di norma la presentazione da parte della Procura stessa delle richieste di rinvio a giudizio, a meno che non intervengano fatti nuovi che portino i pm a richiedere l’archiviazione, è stato notificato ad amministratori, sindaci e manager della banca in carica alla data del 13 aprile 2013.

Nel dettaglio i reati contestati sono false comunicazioni sociali, ovvero l’articolo 2621 codice civile a tema di falso in bilancio: per la mancata esposizione nel conti 2012 della banca di una maggiore perdita per oltre 15 milioni di euro.

Poi c’è l’ostacolo all’esercizio delle funzioni dell’autorità di vigilanza che è contemplato nell’articolo 2638 del Codice Civile.

Infine la conseguente illecita ripartizione di utili contemplata nell’articolo 2627 dello stesso codice civile: per aver distribuito forti di quel bilancio votato 1,9 milioni di euro di dividendi, riferiti però ad utili che non sarebbero in realtà stati conseguiti. Tra le contestazioni c’è anche quella dell’illecita distribuzione di acconti sui dividendi stessi.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui