Il Papa santo a Cesena

Rimini

CESENA. Resterà per sempre vivissimo nella memoria di tutti quei cesenati che “c’erano”, il ricordo della visita del Santo Padre avvenuta l’8 ed il 9 maggio del 1986. Giovanni Paolo Secondo sbarcò a Cesena a 129 anni di distanza dalla visita di Pio IX. Arrivava da Forlì ed attorno alle 19, dopo una lunga attesa da parte di tantissimi fedeli e curiosi, fece capolino in piazza del Popolo acclamato da una folla che ormai si era fatta straripante e che già da ore era in attesa.

Dopo alcune parole di benvenuto da parte del sindaco Gabrio Casadei Lucchi il Papa si recò sull’altare della Madonna del Popolo. Qui sostò in preghiera, in ginocchio, alcuni minuti. Quindi salutò i canonici mentre la corale di Santa Cecilia intonava canti sacri. Il giorno dopo, il 9 maggio, accolse nella basilica di Santa Maria del Monte le religiose di tutte le diocesi della Romagna. Rivolse loro parole di benedizione e di guida per recarsi poi a celebrare la Santa messa all’Ippodromo del Savio, alla presenza di circa 40 mila persone.

Fu un evento indimenticabile per tutti. Lo stesso giorno, in elicottero a pomeriggio, raggiunse Imola per proseguire nella visita pastorale in Romagna.

Tornò la sera stessa, ospite dei padri Benedettini del monastero di Santa Maria del Monte. Sul tardi una colonna interminabile di fedeli, soprattutto giovani, con le fiaccole accese recitando il rosario, scalarono il “colle” dell’abbazia e ricevettero in cambio la benedizione del Papa. Giovanni Paolo II lasciò Cesena la mattina del 10 maggio. Dopo aver incontrato sempre al Monte tutti i sacerdoti ed i religiosi della zona.

«Prego in particolare la Vergine Maria - aveva detto nel suo primo dialogo con i Cesenati - La grande Madre Celeste sia dunque propizia al popolo cesenate ed a quanti, rivestiti di pubbliche responsabilità, lo rappresentano». la città fede dono al papa di una statua in bronzo raffigurante La colomba della pace. Scolpita da Ilario Fioravanti.

Il ricorso resta indelebile a chi gli è stato vicino come a chi lo ha visto anche solo a distanza. «E’ stato un uomo con una grande capacità di rapporto diretto - ha sempre sostenuto l’allora sindaco Casadei Lucchi - Il carattere era molto simile a quello dei romagnoli. E’ un paragone che lui stesso disse di gradire molto». Gabrio Casadei Lucchi era sindaco di Cesena nel 1986, quando Karol Wojtyla venne in visita in Romagna e scelse proprio Cesena come base d’appoggio. Venne ospitato in una cella della basilica del Monte.

«Arrivò all’Ippodromo e lo andai a ricevere - ha ricordato Gabrio Casadei Lucchi anche nei giorni del decesso del Papa Santo - Gli dissi che Cesena era la città dei Papi e lui di rimando replicò: “Allora sono a casa mia”. La peculiarità di Cesena poi gli è rimasta nella mente. Circa due anni dopo, quando gli ricambiammo la visita, appena entrò nella sala Nera mi riconobbe, mi venne incontro e disse: Il sindaco di Cesena, la città dei Papi».

Dopo l’arrivo all’Ippodromo, Giovanni Paolo II si trasferì in piazza del Popolo dove incontrò la città. A presentarlo fu il sindaco. Gabrio Casadei Lucchi disse: «E’ la prima volta che salutiamo un Pontefice che viene in città come ospite. Una volta (il riferimento è al dominio pontificio, ndr) le visite erano quelle che facevano dei sovrani nei loro possedimenti. E’ inevitabile che non fossero accolti bene. Adesso invece c’è molto calore».

Gabrio Casadei Lucchi ricorda che quelle parole colpirono molto Giovanni Paolo II che poi, in privato «Mi disse che approvava tutto quello che aveva detto».

Il settimanale diocesano Corriere Cesenate ha dedicato alcune pagine dell’ultimo numero ai ricordi della visita del pontefice più amato.

«Ricordo ancora il sorriso di mia madre quando ha raggiunto la mano di Papa Giovani Paolo II. Una gioia incedibile ed un momento che si è scolpita nella memoria - ha spiegato don Guido Rossi, parroco di San Mauro in Valle - Il giorno dopo che il Papa incontrò i cesenati in piazza del Popolo come cappellano della polizia di stato ero insieme agli agenti in servizio. L’ho potuto vedere anche alla Basilica del Monte in in un momento dedicato a tutti noi sacerdoti».

«Quando Papa Wojtyla è giunto a Cesena non ero ne prete ne seminarista ma semplicemente uno Scout del Cesena 1 - dice don Marco Muratori, oggi economo della diocesi - Noi ragazzi eravamo stati chiamati a gestire parte del servizio d’ordine. Grande è stata l’emozione quando ho potuto salutarlo di persona alla Basilica del Monte, perché lui prima di partire ci ha fatto schierare tutti. Eravamo una trentina e ci ha stretto la mano uno ad uno».

«L’ippodromo gremito sia sule tribune che nel parterre, il sole di quella giornata e la gioia di averlo tra noi - ricorda don Gabriele Tisselli della parrocchia di Case Finali al tempo collaboratore di don Piero Teodorani, per l’ufficio delle comunicazioni sociali. Noi avevamo il compito di fornire ai giornalisti le informazioni sulla visita del Papa: una sorta di ufficio stampa. Lo abbiamo seguito in tutti i momenti della visita. Sconvolgente è stato il colpo d’occhio all’Ippodromo. Non lo avevo mai visto tanto pieno di gente».

Il coordinatore del comitato di accoglienza di Giovanni Paolo II era don Walter Amaducci.

«Un impegno gravoso ed entusiasmante allo stesso tempo. Conservo un diario dettagliato di quelle ore, degli eventi che ben presto divennero parte della storia della Diocesi. Conservo nel cuore le immagini, le parole, le emozioni e le riflessioni legate a quell’incontro».

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