Alunni a tu per tu con i profughi

Rimini

CESENA. Nella vita ci sono incontri che lasciano un segno profondo. Come quello di cui sono stati protagonisti alcuni alunni della scuola media di Borello, che due giorni fa hanno ascoltato le storie di quattro profughi provenienti dall’Africa, attualmente ospitati a Taibo. Hanno potuto vivere questa esperienza, molto ricca dal punto di vista umano, nell’ambito di un progetto che stanno portando avanti con grande entusiasmo: la redazione di un giornalino scolastico, “Il Corriere dei ragazzi”. Un’iniziativa coordinata dall’insegnante Rita Bertozzi, con l’ausilio dell’associazione di genitori “Famiglie 3 D”.
Questi giornalisti in erba hanno deciso di dedicare il prossimo numero al tema della pace e così hanno deciso di invitare a scuola persone fuggite da Paesi dilaniati da situazioni di guerra e di odio.
Quattro giovani saliti sui barconi a Tripoli ed arrivati in Italia nel 2013 hanno così incontrato, mercoledì pomeriggio, i loro ancor più giovani intervistatori.
Pur non esprimendosi ancora bene in italiano, sono riusciti a farsi capire in francese, grazie alla traduzione simultanea fatta da uno dei due volontari della Misericordia che li hanno accompagnati.
Martina Brandolini, Sofia Tozzi, Giorgia Onofri e Bianca D’Onofrio sono le quattro ragazze che hanno raccolto le loro testimonianze, mettendole poi nero su bianco sulle pagine del giornalino scolastico.
Le definiscono tutte «storie tristissime». Si va da quella di un profugo del Camerun che ha dovuto lasciare là moglie e figlia per venire in Italia a cercare un lavoro e mantenere la sua famiglia a quella di chi è dovuto scappare da una situazione di grande ostilità tra due leader politici, per uno dei quali faceva l’autista.
Un altro particolare che ha colpito molto gli studenti è che due delle persone che avevano di fronte non avevano potuto ricevere alcuna istruzione, perché le loro famiglie non potevano permettersi di farli studiare.
«Questo incontro ci ha fatto riflettere molto sulla fortuna ad avere una famiglia che quando abbiamo bisogno è sempre pronta ad aiutarci - commentano Martina, Sofia, Giorgia e Bianca - Abbiamo capito che bisogna imparare ad apprezzare quello che abbiamo, invece di lamentarci, perché al mondo ci sono persone che stanno peggio di noi. Con questo incontro ci piace pensare di aver fatto un piccolo passo verso la pace e l’incontro tra i popoli».

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