«Questa serata è una rivoluzione!» Un sogno avverato tra rock e magia
CESENA. L’impossibile è diventato possibile. A distanza di 18 anni da quel loro concerto al Vidia, i Foo Fighters martedì 3 novembre sono tornati a Cesena, e il merito è tutto di chi ha creduto in quella folle impresa che è stata Rockin’1000.
L’eccitazione dentro le mura del Carisport era palpabile, i mille musicisti e i molti sostenitori dell’evento nella giornata di ieri si sono messi in viaggio in direzione Cesena per coronare il sogno che hanno contribuito a realizzare. Ad accomunare tutti era la consapevolezza che non ci sarebbe stato un concerto dei Foo Fighters, ma “il” concerto, quello che racconti ai nipoti gustandoti le loro facce incredule al tuo «io c’ero».
Il concerto. Poco prima dell’inizio il parterre si scalda intonando Romagna mia. Alle 20.33 si comincia: «Ciao Cesena», e il Carisp si riempie della potenza rock di Dave e compagni.
È sulle note di Learn to fly, la stessa cantata dai mille all’Ippodromo la scorsa estate, che si apre la più esclusiva delle date. Il migliore degli omaggi al più incredibile degli appelli mai rivolti a una band.
Nemmeno il tempo di riprendere fiato e parte All my life, ed è subito 2002. Di tempo ne è passato da quando salirono sul piccolo palco del Vidia: oggi anche i 3000 del Carisport sono troppo pochi per loro, ma se i volti non sono più quelli dei rocker ragazzini, gli anni nulla hanno potuto sul loro sound, certo più maturo ma rock come allora. Stesso anno e stesso album (“One by one”) anche per il terzo brano in scaletta, Times like these.
Che quello di ieri non sarebbe stato un concerto come gli altri lo sapevano anche Dave Grohl, Nate Mendel, Pat Smear, Taylor Hawkins e Chris Shiflett, e non solo perché le dimensioni del Carisport facevano della data cesenate la più intima di tutto il tour Sonic Highway, ma anche perché l’appello di Fabio Zaffagnini e dei mille non ha eguali, e come tale andava onorato.
Dal suo trono di chitarre, che i tecnici sono riusciti a fatica a far arrivare sul palco, il carismatico Grohl continua a caricare i fedelissimi di Cesena nonostante la gamba infortunata (se l’è rotta lo scorso giugno a Göteborg, in Svezia, cadendo dal palco durante un concerto. Concerto che ha poi terminato dopo essersela fatta fasciare, per dire).
Arriva poi Breakout dall’album “There is nothing left to lose” (1999). Poi si torna al presente e a “Sonic Highway” con Something for nothing, quindi le luci si abbassano per introdurre The pretender (2007, da “Echoes, silence, patience & grace”).
Infine ecco il momento tanto atteso, quello in cui Dave si rivolge ai mille: «Stasera siamo qui per una ragione speciale, questo non è mai accaduto prima! È una rivoluzione. Grazie a tutti i musicisti. Milioni di persone hanno visto quello che avete fatto. Tutto il mondo! Ero in vacanza e il mio cellulare continuava a suonare, e dopo cento messaggi ho aperto il link di Youtube, e ho pianto. Noi scriviamo le canzoni, le registriamo e non ci pensiamo troppo, e vedere voi cantare la nostra canzone è stato magnifico!».
E ancora ricorda con affetto: «Non è la prima volta, a Cesena abbiamo suonato tanto tempo fa in un club, al Vidia».
Poi la dedica al pubblico sulle note di Big me (1995, da “Foo Fighters”).
Dall’ultimo “Sonic Highway” la serata regala ancora Congregation, prima che l’emozione prenda il sopravvento: in scaletta c’è My hero (il mio eroe), e Dave Grohl la dedica a Fabio Zaffagnini, l’ideatore di Rockin’1000 che la folla impazzita, facendogli fare crowd surfing, spinge a forza sul palco dove Grohl gli cede il trono dicendo: «Vorrei che vi fermaste un attimo a pensare a quello che sta succedendo». Dal pubblico allora parte la ola: «Fabio, Fabio...» accompagnata dalla band. È il delirio.
Ma c’è ancora tanta musica da suonare: fuori programma la cover dei Queen e Bowie Under pressure vede alla batteria uno dei mille, il toscano (è arrivato a Cesena da Lido di Camaiore) Gabriele Andreucci, mentre Taylor Hawkins affianca Dave alla voce.
Ancora una cover: è Miss you dei Rolling Stones, quindi la festa continua con Best of you seguita da What did I do, These days, Skin and bones...
Ma Dave lo ammette: «Non voglio dire buonanotte stasera». E ringrazia ancora per una serata così diversa da tutte le altre: «Grazie per aver fatto di questa notte il più speciale degli show dei Foo Fighters, in 22 anni non ci era mai successo. Lasciatemi ringraziare ancora una volta Fabio. Grazie Cesena! Grazie a tutti i musicisti! Grazie per essere venuti qui stasera e aver fatto di questa notte una occasione così speciale».
E conclude: «A me non piace dire goodbye, così non lo dico...». Poi attacca Everlong, l’ultimo saluto.
Tanta energia è ancora in circolo quando, alle 23, sul palco del Carisport calano le luci, il sogno sta per concludersi.
Ancora carichi di adrenalina i fan cominciano a lasciare il palazzetto. È tempo di festeggiare e di riposare. Rockin’1000: missione compiuta, e ancora una volta, con le parole con cui Dave aveva salutato i mille a luglio: «Che bellissimo!».
PS: Al teatro Verdi, durante l'after party, stanno suonando gli Ac/Dc quando da uno dei palchetti si affaccia lui, Dave Grohl in persona che ancora una volta aizza i suoi fan: «It’s fuckin’ crazy», dannatamente pazzesco è il Leitmotiv della serata. La notizia dell’apparizione di Grohl comincia a diffondersi e chi, indeciso sul da farsi, aveva optato per andare a casa, ci ripensa e il Verdi si riempie. Intanto sul palco del teatro è stata allestita un area privata con accesso riservato ai “millini” con tanto di strumenti per la jam session, ed è a questi che si unisce il frontman dei Foo Fighters. Imbraccia la chitarra e improvvisa Johnny B. Goode di Chuck Berry e Come together dei Beatles. Alle 3 anche il Verdi saluta i millini, è tempo di andare a letto. Stavolta per davvero.