Ad assistere alla scena della madre morente i tre bimbi

Rimini

CESENA. Ha chiamato i soccorsi al telefono ed ha aperto ai carabinieri. Mentre uno di tre figli che aveva assistito alla scena, (hanno tra i 2 ed i 4 anni) aveva le mani sporche del sangue della madre, forse nel tentativo di un ultimo abbraccio o di ridarle quella vita che in lei non era più.

«Ditemi che sto sognando, vi prego ditemi che sto sognando».

E’ il “mantra” che ripete ai carabinieri, piangendo, Rachid Rahali: 35 anni marocchino.

Il fatto. Aveva da poco inferto coltellate mortali alla moglie, Nadia Salami, coetanea. Colpendola dopo averla raggiunta nel bagno della piccola abitazione di via Milani n° 35 all’interno del cortile dell’ex Roverella, dove ci sono le abitazioni concesse dall’Asp per persone in difficoltà.

I tre bambini hanno appena perso in un colpo solo tutta la famiglia. Vengono trasportati in ospedale. Per non vedere più il cadavere a terra della madre. Per non vedere il padre trascinato via in manette.

Litigi mortali. E’ l’ennesima follia omicida dettata da un rapporto di coppia che si era deteriorato nel tempo. Questa almeno è la principale ipotesi investigativa che il pm Michela Guidi sta approfondendo grazie al lavoro dei carabinieri della compagnia di Cesena comandati dal maggiore Diego Polio, che hanno lavorato per buona parte di due notti fa, con l’ausilio della scientifica, per monitorare le tracce della casa e capire quanto dei racconti dell’omicida reo confesso siano attendibili a fini di legge e per il futuro processo per omicidio che si aprirà a suo carico.

Ha chiamato e si è consegnato. Sono le 22.35 circa di domenica. Rachid Rahali impugna il telefono e chiama il 118 del servizio ambulanze.

«Venite, mia moglie è morta» è ciò che si percepisce da una voce rotta dallo stress e dall’adrenalina per l’accaduto.

I vicini di casa iniziano a percepire dalle mura sottili degli appartamenti ex Roverella, che quello tra Nadia e suo marito (sposato in Marocco, matrimonio mai registrato però in Italia, anche se i figli portano tutti il cognome del padre) non era stato il “solito” litigio. Che era successo qualcosa di brutto ed irreparabile.

Due versioni dei fatti. La ricostruzione dell’accaduto da parte dell’uomo, poi, avverrà parzialmente sul momento del tentativo (inutile) dei soccorsi alla moglie. Poi durante la nottata in caserma dove Rachid Rahali (difeso dall’avvocato Pierfranco Biffi) ha dato almeno un paio di versioni dei fatti. La seconda per ora rappresenta la “sua verità”.

La base di partenza è uguale per tutte e due le versioni. Un pomeriggio di festeggiamenti e relax assieme ai figli, incupitosi quando tra marito e moglie è scoppiata l’ennesima lite.

Famiglia in rottura. L’uomo sostiene che avrebbe voluto lasciare la madre dei suoi figli. Da troppo tempo non andavano più d’accordo. In tal senso le testimonianze recuperate tra vicini di casa ed amici per ora dicono il contrario. Spiegano all’Arma come invece l’uomo, ultimamente residente in una casa da solo a Rimini, di professione carrellista, non fosse più “nelle grazie” di Nadia che intendeva scaricarlo.

Di certo i due erano separati. Ma l’uomo veniva spesso a Cesena anche perché voleva vedere i suoi figli. Altrettanto spesso si fermava a dormire in quella casa. La sera dell’omicidio ad esempio, è stato trovato sporco di sangue ed in pigiama. Vestito come una persona, dunque che intendeva fermarsi per la notte.

Scontro mortale. All’inizio la versione fornita dall’uomo era legata ad un furioso litigio durante il quale la donna l’avrebbe minacciato con un coltello recuperato in cucina. Minaccia dalla quale, in un eccesso di foga per la litigata in atto, si era dovuto difendere colpendola mortalmente.

La seconda versione. La versione ultima che ha fornito invece si è spinta in dettagli maggiori. Nadia, disperata perché il marito intendeva andarsene, avrebbe brandito il coltello puntandoselo da sola alla gola e minacciando di uccidersi se l’uomo se ne fosse andato di casa. Poi la lite e le coltellate inferte dall’uomo per autodifesa.

Quattro fendenti in bagno. Per adesso i militari dell’Arma e la Procura sono scettici sui racconti del marito. La base di partenza è condivisa dagli investigatori, cioè la lite, ma Nadia è stata trovata morta in bagno, a faccia in giù, con una coltellata che l’aveva centrata in una spalla sulla parte anteriore e tre fendenti profondi inferti alla schiena. Come una donna che scappa, che intende riparasi ma che viene affossata dalla furia dell’aggressore.

L’ennesima furia di un uomo cieco come solo gli uomini sanno essere quando l’amore si trasforma in odio. Quando il matrimonio si trasforma in “se non sei mia non sarai più di nessuno”. E’ quanto gli investigatori cercheranno di provare.

Omicidio e nuove indagini. Il fascicolo d’indagine è aperto per omicidio aggravato da futili motivi ed efferatezza. Gli accertamenti della Scientifica dell’Arma e le risultanze dell’autopsia serviranno a ripercorrere l’ennesimo fatto di sangue simile verificatosi in città.

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