Picchiate dai fratelli e dalla madre

Rimini

CESENA. I tentativi di uscire con le amiche ma, soprattutto, con amici coetanei maschi. Truccarsi, vestirsi con i jeans strappati... Ovvero fare tante delle stesse cose che le coetanee adolescenti fanno, a loro costava pesanti percosse.

Botte da parte dei due fratelli e della madre che per questo motivo ora si trovano imputati di maltrattamenti in famiglia nell’aula del Gup Camillo Poillucci.

La storia delle ragazzine maltrattate nasce nel 2013 quando avevano 16 e 14 anni. Si tratta di due sorelle inserite in una famiglia numerosissima, e mussulmana, che vive in città da tanto tempo. Naturalmente non riportiamo il nome degli imputati perché in automatico si capirebbe anche chi sono le vittime della vicenda.

Alle fine del 2013 le due giovani si rivolsero alla caserma dei carabinieri. Raccontando la loro storia agghiacciante.

A convincerle a sporgere denuncia era stata la madre di una compagna di classe della più grande. La ragazzina maltrattata le aveva confessato che aveva tutte le intenzioni, di lì a poco, di scappare di casa perché non reggeva più la situazione. La donna le aveva consigliato, anzitutto, di rivolgersi alle forze dell’ordine.

Botte ricevute per voler indossare i jeans strappati, mettere il rossetto o una maglia sgargiante o attillata. In particolare poi un episodio convinse le ragazzine a rivolgersi ai carabinieri. I fratelli e la madre vennero a sapere che la più grande delle sorelle, a scuola, aveva baciato un ragazzino. L’allora 16enne, per le conseguenze delle percosse subite, finì al Bufalini per medicare ferite e contusioni.

Una volta scattata la relazione da parte dei carabinieri alla Procura, le due minorenni furono tolte all’affidamento della famiglia e consegnate ai servizi sociali.

Sono state all’interno di una casa famiglia per oltre un anno. Ora sono state riavvicinate al proprio nucleo familiare. Problemi di violenza pare non ve ne siano più stati. Restano le accuse di allora. Il pm ad occuparsi del fascicolo, Vincenzo Bartolozzi, non ritenne che vi potesse esserci nella questione una configurazione di maltrattamenti in famiglia.

Si parlò più di abuso di metodologie educative quando il caso comparve nell’aula del gip Luisa Del Bianco. Un’archiviazione che il Gip rigettò. Ora ad occuparsi della vicenda c’è, dunque, un suo collega magistrato. Il quale si occuperà della vicenda con un rito abbreviato, condizionato all’ascolto in aula della testimonianza di un’altra sorella, non coinvolta nelle violenze contestate.

A fascicolo il Gup Poillucci (mamma e due fratelli sono difesi dall’avvocato Alessandro Sintucci mentre i servizi sociali comunque presenti in aula con l’avvocato Carlo Piccoli non si sono costituiti parte civile) troverà anche la ricostruzione dei pregressi delle due vittime da parte del perito medico Valentina Montuschi. Prima della decisione se quelle botte siano o meno state maltrattamento in famiglia, che non verrà presa prima della prossima udienza prevista nel mese di aprile.

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