Meno gas e più turismo: al posto delle piattaforme le isole artificiali

Il progetto, ispirato dalla storia dell’Isola delle Rose di fine Anni Sessanta, prevede la riqualificazione di una piattaforma trasformandola in un’isola artificiale (a Dubai lo fanno partendo da zero) prima che si renda necessario il suo smantellamento a fine produzione. «Gli spazi», spiega, «saranno organizzati per produrre energie rinnovabili, eolico, fotovoltaico e legati allo sfruttamento del moto ondoso. Saranno organizzati laboratori educativi per la conoscenza e l’utilizzo delle risorse marine, strutture di accoglienza (bar, piadineria, diving, negozio di souvenir, sala multimediale...) e troverà posto un polo di ricerca con osservatorio astronomico-scientifico».
Gli investimenti sono stimati in circa due milioni di euro. «Ma smantellare queste strutture ha costi ben più elevati», spiega Tete. Il progetto si concentra sulla Azalea B, posta circa 16 chilometri al largo di Rimini, una struttura che su due piani può sviluppare circa 160 metri quadrati di superficie, una piattaforma facilmente raggiungibile dalla costa. «Dal porto di Rimini ci si può arrivare in mezz’ora, portando tanti turisti. Per i sub sarebbe una proposta interessante perché avrebbero una base di appoggio attrezzata e attraente anche per le famiglie che oggi non esiste».
Venturini insiste sull’importanza che un progetto del genere avrebbe per il turismo e spera di trovare sponde nel mondo economico e delle istituzioni. «Occorre lavorare per qualificare l’offerta turistica del territorio sul concetto di filiera del turismo, che favorisca l’aggregazione delle imprese appartenenti a settori diversi: dalla ricettività alla ristorazione, dal commercio all’artigianato fino alla cultura e all’agricoltura». Lungo l’Adriatico sono una settantina le piattaforme estrattive, 6 quelle dismesse. Appuntamento domani, alle 18 presso la tensostruttura del Marina di Rimini.