Misano. Altri due arresti in Turchia per l’omicidio di Mattia

Rimini
  • 10 maggio 2025

Quello di Mattia Ahmet Minguzzi fu un omicidio premeditato. Lo sostengono i legali della famiglia del 14enne, figlio dello chef di Misano Adriatico, Andrea Minguzzi e di Ysemin Akincilar, rinomata violoncellista turca. Il giovane fu vittima di un agguato a colpi di coltello alla fine di gennaio a Istanbul, dove il padre lavora da anni. Durante l’ultima udienza in tribunale l’avvocato della parte civile ha chiesto alla Procura e ai giudici della Corte che venisse contestata l’aggravante della premeditazione. Il processo turco si sta svolgendo in maniera molto veloce, tanto che la sentenza di primo grado è attesa già per il prossimo 20 giugno. Alla sbarra gli imputati, di 15 e 16 anni, che attenderanno il verdetto in carcere. I due rischiano fino a 24 anni di detenzione. Il pubblico ministero ha chiesto il massimo della pena possibile in caso di omicidi commessi da minorenni. L’avvocato della famiglia, Rezan Epozdemir, ha ribadito la richiesta che non sia applicato alcuno sconto di pena perché l’azione omicidaria fu, secondo lui, premeditata in quanto i giovani si erano già incontrati fuori dal mercato. «Il primo incontro non è avvenuto nel luogo dell’omicidio, ma in un parco vicino. Mattia si è allontanato, ma il gruppo degli assassini si è diviso per dargli la caccia e punirlo. Siamo dinanzi a un omicidio premeditato» ha detto il legale. Le indagini comunque non sono concluse, ieri mattina pare siano stati arrestati gli altri due giovani del gruppo che avrebbe aggredito Mattia. Anche per questi ultimi l’accusa è di concorso volontario in omicidio. Si tratterebbe di due giovani che avrebbero incitato gli esecutori materiali dell’accoltellamento sin dal primo momento e aiutato a pianificare l’agguato. Gli stessi sarebbero poi stati visti tornare sul luogo del delitto mentre arrivavano i soccorsi. Mattia Ahmet quel giorno si era recato con alcuni amici presso un popolare mercatino di Istanbul che si svolge due volte a settimana nella parte asiatica della città.

Gli inquirenti avevano acquisito le immagini delle telecamere di sorveglianza che avevano ripreso il violento attacco al 14enne. Secondo quanto ricostruito Mattia era stato accoltellato 5 volte e poi colpito con un calcio in testa. L’adolescente era arrivato vivo in ospedale grazie all’intervento di una passante, una dottoressa libera dal servizio che aveva prestato il primo soccorso e chiamato un’ambulanza. Nonostante le cure e le trasfusioni di sangue, dopo qualche giorno in terapia intensiva il giovane è morto il 9 febbraio. Troppo gravi i danni subiti ai reni, ai polmoni e al cuore tanto da rendere impossibile anche l’espianto e la donazione degli organi.

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