“Le scommesse sportive hanno distrutto mio figlio”: l’appello di una madre di Rimini

Rimini

«Siamo una famiglia di lavoratori. Mai avremmo immaginato di dover ricorrere a psicologi e ad un’associazione per curare nostro figlio di 37 anni malato di gioco».

Maria (nome di fantasia), 58 anni, operaia ormai prossima alla pensione, racconta, con voce rotta dalla commozione, un’esperienza fatta di dolore, inimmaginabile. Di quelle che ti stravolgono la vita. Quella della ludopatia che tocca un proprio figlio.

Maria, come ha capito che suo figlio giocava?

«Un giorno, una quindicina d’anni fa, arrivò a casa la lettera di una finanziaria relativa ad un prestito chiesto da nostro figlio, con tanto di rate da saldare. Lo abbiamo messo alle strette, perché avendo un lavoro e uno stipendio fisso, ci sembrava strana quella necessità di soldi. E ci ha confessato che i risparmi li aveva spesi alle scommesse sportive».

Come il caso dei calciatori esploso in questi giorni?

«Sì quelle scommesse lì».

Vi ha detto se ha avuto contatti con calciatori o con reti di scommesse calcistiche?

«No, lui scommette in modo legale, in centri appositi»

Non è mai riuscito a smettere?

«No, ci ha provato. Anche diverse volte. Ma niente. Diceva di stare bene, di aver smesso, ma poi capivano che non era vero».

Come avete fatto?

«Perché un ragazzo che lavora da quando ha vent’anni e non ha un euro da parte, da qualche parte li dovrà pur “buttare” questi soldi. Ecco lui li butta nelle scommesse».

Si è mai messo nei guai?

«No. Oltre ai guai che ha col gioco altri tipi di guai non li ha, per fortuna. Anche perché in alcune occasioni abbiamo provveduto noi a tamponare qualche falla, tipo rate con la finanziaria».

Quanti soldi avrà speso nelle scommesse?

«Non lo so. So solo che lavora da quanto aveva una ventina d’anni, stipendio sicuro, e non ha un euro da parte. Che so.. avrà buttato via almeno 100mila euro. Ma adesso basta, adesso si è deciso a farsi curare».

Come mai questo passo così importante?

«Ad aprile si è accorto che non poteva più andare avanti con quella vita. Litigava di continuo anche con la compagna. Allora è venuto a casa e ci ha detto che voleva curarsi. Ha chiesto aiuto anche al fratello. E adesso frequenta l’associazione Giocatori anonimi di Rimini. Per adesso non sta giocando. Anche perché gli abbiamo preso il bancomat e gli controlliamo il conto».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui