«Tutti pazzi per la popolarità, così muore una sessualità sana». Sempre più adolescenti fanno un uso massivo della pornografia, complice la facilità dell’accesso a materiali online, ma quali sono le conseguenze? Lo chiediamo alla psicoterapeuta e sessuologa, Roberta Calvi.
Dottoressa, partiamo dall’abc: perché i giovani si presentano sui social tramite filtri?
«Si tratta di un comportamento abbastanza standardizzato che genera un effetto a catena. In sostanza i ragazzi, anche a causa dell’ansia sociale e del desiderio di essere accettati da una società che si basa sul consenso, mettono in vetrina l’immagine migliore di sé, soprattutto per riscuotere popolarità. Da qui l’uso di filtri e avatar per stupire e ottenere più follower possibili, anche a costo di azioni discutibili».
Perché non desiderano più un’intimità reale con gli altri?
«L’intimità, intesa come far entrare l’altro nello stato più profondo di sé, significa mostrare le proprie vulnerabilità mettendosi a nudo. Oggi, al contrario, il bisogno prevalente è quello di essere visto e apprezzato».
Perché gli adolescenti non si rendono conto dei rischi psicologici e penali che comporta l’uso di app che spogliano gli altri a partire da una semplice foto o inseriscono volti sul corpo di attori porno?
«Il desiderio di visibilità (anche negativa) ha un effetto inebriante e quasi tossico sulla psiche. Per questo oscura la consapevolezza e la capacità di cogliere altri aspetti nonché di provare empatia verso gli altri. A questi aspetti va aggiunto il cosiddetto “ottimismo irrealistico”, ossia l’idea che non ci capiterà di essere scoperti, quasi come se le nostre azioni fossero ben diverse da quelle analoghe messe a segno dai coetanei. Infine non tutti percepiscono come negativi certi comportamenti, a causa di una vera e propria banalizzazione delle azioni che porta a sottostimare il peso specifico sia dell’evento in sé che delle sue conseguenze. C’è l’idea, insomma, che gli altri postano falsi video porno per arrecare del male agli ignari protagonisti mentre noi ci limitiamo a giocare un “semplice” scherzo. In altri casi invece questi comportamenti rientrano a pieno nel cyberbullismo contro persone specifiche».
Un consiglio per i genitori?
«Un genitore deve in primis interrogarsi sul proprio modo di usare telefonini e social che non deve essere disfunzionale. Più in generale bisogna mantenere un dialogo costante con i propri figli perché le iniziative organizzate ad esempio dalle scuole sono giocoforza generalizzate. La famiglia non deve aver paura di affrontare temi scomodi o complessi, sedendosi allo stesso tavolo».
Cosa rischiano i giovani fruitori di pornografia?
«L’uso massiccio della pornografia, che va avanti dal 2000, vede l’aumento di ragazzi con problematiche sessuali a causa di un rapporto con la sessualità, impostato su basi fittizie e artefatte, proprio come i filtri sui social. In breve c’è una continua mistificazione della sessualità con il rischio che poi nella realtà e dunque nell’esperienza, dove non esiste la perfezione né una dimensione iper performante, si provi un senso di profonda inadeguatezza a confronto con stereotipi e miti irraggiungibili che si continuano invano a ricercare».