La ricerca: malati di lavoro in astinenza come alcolisti e ludopatici. Ecco chi sono i “workaholic”

Rimini
  • 09 novembre 2023

Chi è ‘malato’ di lavoro non è molto diverso da un alcolista o un ludopatico. Proprio come altre dipendenze, infatti, anche quella da lavoro porta la persona a stare più male rispetto agli altri. Non solo in astinenza, ma anche mentre sta facendo ciò che più desidera. E cioè, appunto, lavorare. Un aspetto che nelle donne è più marcato rispetto agli uomini. È quanto emerge da uno studio sui cosiddetti ‘workaholic’ pubblicato sulla rivista ‘Journal of occupational health psychology’ e realizzato da Cristian Balducci, docente del Dipartimento di Scienze per la qualità della vita dell’Alma Mater di Bologna (Campus di Rimini), in collaborazione con Luca Menghini dell’Università di Trento e Paola Spagnoli dell’Università della Campania ‘Luigi Vanvitelli’. Il fenomeno è conosciuto da tempo: le persone affette da questa dipendenza tendono a lavorare in modo eccessivo e compulsivo. Una vera e propria ossessione per il lavoro che ha forti ripercussioni negative sulla salute, sul benessere psicologico e sulle relazioni con familiari e amici. Diversi studi mostrano che le persone ‘workaholic’ tendono a provare emozioni negative come ostilità, ansia e senso di colpa quando non possono lavorare quanto vorrebbero. Il team guidato dall’Alma Mater ha voluto invece far luce sui sentimenti che emergono mentre queste persone lavorano. Sono stati coinvolti 139 lavoratori full-time, per lo più impiegati in attività di back-office. Con un test psicologico è stato innanzitutto valutato il livello di dipendenza da lavoro. Dopodiché, è stato analizzato il loro umore e la loro percezione del carico di lavoro, attraverso una app installata sui telefoni dei partecipanti, che permetteva di inviare dei brevi questionari ogni 90 minuti, dalle 9 alle 18, nel corso di tre giornate lavorative (lunedì, mercoledì e venerdì).

“I dati raccolti mostrano che i lavoratori più ‘workaholic’ hanno un tono dell’umore mediamente peggiore rispetto agli altri- riferisce Balducci- quindi non sembra vero che le persone dipendenti dal lavoro traggono maggior piacere dall’attività lavorativa. Al contrario, i risultati sembrano confermare che, come in altre forme di dipendenza, l’iniziale euforia cede il passo ad uno stato emozionale negativo che pervade la persona anche durante il lavoro”. Non solo. Le persone ‘workaholic’ mostrano un tono dell’umore mediamente più negativo per tutta la giornata, con un appiattimento emotivo a prescindere dal contesto o dai carichi di lavoro. Un fenomeno simile avviene anche in altri tipi di dipendenze. Dallo studio emerge poi come la relazione tra dipendenza da lavoro e umore negativo sia più marcata nelle donne, che sarebbero dunque più vulnerabili al ‘workaholism’. Secondo gli studiosi, questo potrebbe dipendere dal conflitto tra l’eccessivo investimento sul lavoro e “le pressioni esterne che derivano da aspettative di genere ancora molto radicate nella nostra cultura”. Come altre dipendenze, anche il ‘workaholism’ ha effetti negativi sulle relazioni e sulla salute, fino ad arrivare a vere e proprie “malattie da superlavoro” e alla “morte da eccesso di lavoro”, fenomeno che oggi “ha una casistica non trascurabile”. Per questo, sollecita Balducci, “le organizzazioni devono mandare segnali chiari ai lavoratori su questo tema, evitando di incoraggiare un clima in cui lavorare anche fuori dall’orario lavorativo e nei fine settimana sia considerato la norma”.

Al contrario, sostiene lo scienziato dell’Alma Mater, “è necessario promuovere un ambiente che disincentivi un investimento eccessivo e disfunzionale nel lavoro, promuovendo politiche di disconnessione, specifiche attività di formazione e interventi di counseling”. L’umore più negativo delle persone ‘workaholic’, infatti, “potrebbe segnalare livelli più elevati di stress sperimentati su base quotidiana e quindi spiegare il maggiore rischio per queste persone di sviluppare burnout e problematiche cardiovascolari- segnala Balducci- inoltre, considerato che il workaholic tende frequentemente a ricoprire incarichi di responsabilità, il suo umore negativo potrebbe facilmente intaccare quello di colleghi e collaboratori. Un pericolo che le organizzazioni dovrebbero tenere in seria considerazione, intervenendo per disincentivare i comportamenti che portano al workaholism”.

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