L'ufficio in albergo a Rimini: l'Hotel Up lancia nuovi servizi

Nel 2016 ha trasformato lo storico albergo di famiglia, il Detroit, nell’Hotel Up. Più che una riqualificazione, una rivoluzione già racchiusa nel nome. Un restyling negli arredi e nel pensiero che Fabrizio Fabbri porta avanti quotidianamente, in un processo dalla prospettiva ribaltata rispetto al panorama circostante e che nel periodo difficilissimo della pandemia lo sta portando nel circuito delle strutture ricettive con possibilità di acquistare postazioni da smart working entrando a far parte di un portale ad hoc sul modello Booking o Expedia ma dal target ben definito e mirato.

Fabbri, perché Up e come è nata l’idea di cambiare tutto?

«Dalla consapevolezza che non si può vivere solo con e per la stagione estiva, ma bisogna far lavorare un hotel tutto l’anno vista l’evoluzione già in essere della città. Abbiamo quindi cercato di individuare il cliente tipo che avremmo voluto raggiungere e abbiamo messo mano alla struttura partendo sia dall’hardware che dal software».

E quale è il cliente che sceglie l’Up?

«Siamo attrezzati sia per quello leisure che per quello business e offriamo servizi ad hoc per gli uni e per gli altri così da poter lavorare 12 mesi all’anno. Il nostro è un processo in continua evoluzione, quest’anno stiamo investendo ad esempio sul self check-in e su lampade disinfettanti che stiamo collocando in ogni camera. Da quando è scoppiata la pandemia e si è evoluto lo smart working, abbiamo inoltre introdotto nuovi servizi come “l’hotel on demand” (lo si può riservare tutto, pernottamenti compresi per meeting aziendali) e sviluppato due pacchetti ad hoc denominati “bizcation” e “blejure”».

Di cosa si tratta?

«Il primo incontra le esigenze di chi vuole matchare l’attività lavorativa con la vacanza e prevede la colazione nella Meet Up Lounge o in camera e il day use di una stanza dalle 9 alle 17 (gli orari d’ufficio appunto) con acqua, materiale di cancelleria, free wi-fi ad alta velocità per le videochiamate e light lunch con macros bilanciati. Il secondo è invece per le persone che durante la settimana lavorano in zona e nel week end si vogliono far raggiungere dalla persona amata o dalla famiglia e comprende un soggiorno in camera doppia per tre giorni (giovedì e venerdì con doppia a uso singola e sabato matrimoniale), materiale di cancelleria in camera, free wi-fi, colazione nella Meet Up Lounge o in camera fino alle 12 e sconto del 10% in un ristorante Up il sabato sera».

Sta attrezzandosi per diventare anche una sorta di smart work hotel?

«Già nella ristrutturazione 2016 avevamo tarato una serie di interventi su possibili postazioni di svago-lavoro e abbiamo collocato prese un po’ ovunque, dato vita all’Honesty Bar e predisposto l’hotel a possibili evoluzioni e ora stiamo creando vere e proprio isole lavorative iper attrezzate. Abbiamo preso tavoli ad hoc, implementato le dotazioni per consentire di poter lavorare come in ufficio ed entreremo a far parte di un portale sul modello di Booking o Expedia in cui si possono mettere in vendita postazioni di lavoro: siamo fra i primi a partecipare a questo circuito che comprenderà tutte le attività che offrono tale opportunità».

In questa continua evoluzione quanto il Covid vi sta mettendo in difficoltà?

«Molto. Le strutture annuali hanno sofferto e stanno soffrendo più di quelle stagionali, che nei mesi estivi alla fine hanno bilanciato i fatturati consueti. Lo scorso anno avevamo molte prenotazioni e poi con i restringimenti sono arrivate cancellazioni che sul 2020 ci hanno portato ad avere una perdita del 50%, quest’anno abbiamo un 6-7% in meno di prenotazioni e speriamo che siano molte meno le cancellazioni. Il problema è che lo Stato non ci ha risarcito delle perdite in maniera proporzionata».

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