I rinforzi dall’India saranno di sicuro un aiuto. Ma è pur sempre una “soluzione tampone”. Per mettere un freno all’emorragia di infermieri dal sistema sanitario nazionale occorre un investimento strutturale pari a un miliardo di euro all’anno per aumentare le retribuzioni degli operatori a livelli europei e rendere così più attrattiva la professione. La proposta arriva dall’Emilia-Romagna, per opera dell’assessore uscente alla Sanità, Raffaele Donini, ricandidato alle prossime regionali, insieme all’aspirante governatore del centrosinistra, Michele de Pascale.
La proposta è stata presentata oggi a Bologna, insieme alla candidata dem a Ravenna Pitia Di Lorenzo, infermiera di professione. E nei prossimi giorni Donini si farà carico di portarla anche a Roma, in veste di coordinatore della commissione Salute della Conferenza delle Regioni. “Il ministro Schillaci ha detto che lavorerà per portare il Fondo sanitario nazionale al 7% del Pil - sottolinea Donini- noi chiediamo che il primo miliardo serva a questo”. In Italia, snocciola i numeri l’assessore, mancano ad oggi 65.000 infermieri, di cui 4.000 in Emilia-Romagna. Negli ultimi tre anni sono stati 15.000 i professionisti che sono ‘scappati’ all’estero, di cui un migliaio dalla regione. Ogni anno in media si laureano 14.000 studenti, ma un terzo degli iscritti al corso di scienze infermieristiche abbandona prima della laurea (circa 6.000 studenti). A conti fatti, dunque, “abbiamo 11.000 figure infermieristiche che mancano all’appello ogni anno, oltre 100.000 nei prossimi dieci anni”. La proposta del Pd emiliano-romagnolo è dunque rendere strutturale l’iniziativa già messa in campo nel periodo Covid, alzando (in qualche caso raddoppiando) le varie indennità di funzione e di ruolo per gli infermieri.