L’assessora regionale Conti: “In Emilia-Romagna serve l’educazione sessuale nelle scuole, troppi ragazzini in balìa del porno on line” VIDEO

Di fronte ad episodi allarmanti come la “lista degli stupri” apparsa nei bagni dell’istituto tecnico Fermi di Modena, la Regione Emiia-Romagna sta valutando di varare linee guida per l’educazione sessuale nelle scuole, “dal momento che una legge nazionale non c’è e nessuno ha il coraggio di farla”, come sottolinea l’assessora regionale all’Istruzione Isabella Conti. Interpellata martedì sul caso di Modena a margine di una conferenza stampa, Conti rivela che il suo assessorato sta provando ad elaborare linee guida da sottoporre ad aziende sanitarie, a centri per le famiglie e consultori per ottenere “materiali emiliano-romagnoli vagliati in modo tale che le scuole possano sentirsi meno esposte nel momento in cui scelgono di fare educazione anatomosessuaffettiva nelle scuole”.

Senza un riferimento istituzionale infatti, le scuole “rischiano di sentirsi esposte a rilievi, valutazioni, ricorsi e così via. Ma non possiamo pensare che un’educazione di questo tipo debba essere sulle spalle e nella responsabilità di insegnanti o dirigenti scolastici particolarmente sensibili”. E “siccome non esistono delle decisioni a livello nazionale e questo credo sia un grande problema per il nostro paese, di cui tutti per altro dovremmo assumerci la responsabilità perché non è di oggi questa carenza- sottolinea Conti- stiamo per strutturare una proposta di progetto” a livello regionale. I corsi di educazione anatomosessuafettiva, ricorda l’assessora Pd, significano educazione alla relazione, al rispetto dell’altro, all’intimità a alle emozioni”. Oggi invece “l’utilizzo smodato di device digitali e di social network nei ragazzini e nelle ragazzine tra gli 11 e i 13 anni vede percentuali enormi di questa fascia di popolazione che utilizza questi mezzi per accedere a siti di pornografia on-line”.

A questo proposito, aggiunge Conti, “spero davvero che possa diventare operativa la soglia dell’età da certificare in qualunque modo possibile, perché questa fascia giovanissima della popolazione accede a immagini molto spesso disturbanti, completamente inadeguate per bambini e bambine, senza nessuno strumento per invece capire gli aspetti dell’emotività e dell’affettività”.

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