L’antropologa che si divide tra Parigi e Lugano: “I riminesi? Stakanovisti con il sorriso”

Rimini

Come sono i riminesi? Ce lo spiega l’antropologa. «Un po’ pirati e un po’ stakanovisti ma soprattutto creativi. Perché? Beh, hanno inventato il turismo di massa senza avere un mare blu». La riflessione viene dall’antropologa 52enne, Denise Lombardi, riminese doc che dal 2010 vive tra Parigi e Lugano. Discendente da una famiglia di albergatori, si laurea nel 2001 in Scienze della formazione presso l’università Cattolica di Milano per poi proseguire gli studi di Antropologia alla Bicocca. Nel 2006 vola a Parigi dove consegue il dottorato in Antropologia religiosa all’ècole pratique des hautes études. Autrice di vari testi (tra cui “Le néo-chamanisme. Une religion qui monte?”) si occupa di spiritualità contemporanea.

Professoressa Lombardi, come vede i riminesi dalla sua angolazione di antropologa per giunta trapiantata all’estero?

«Il legame con le mie radici è molto forte, direi nel bene e nel male. D’altronde quando si lascia la propria terra, si osserva quanto si è lasciato con una lente deformata e una visione che oscilla tra un romanticismo smisurato, quasi idilliaco, che celebra mare e piadina e un occhio molto più tagliente, visto che in Svizzera tutto funziona alla perfezione e Parigi resta la patria del multiculturalismo».

Due pregi dei suoi concittadini?

«La premessa è che l’antropologo osserva ma non esprime giudizi ed è in questa luce che vanno lette le mie osservazioni. Partiamo dalle buone qualità, dunque. Oggi tutti si improvvisano nel turismo puntando la barra sulla variante “mordi e fuggi” che depaupera il territorio ma va riconosciuto che i riminesi sono tra gli inventori del turismo di massa senza il mare blu. Un’impresa epica che denota la loro seconda dote, la creatività. Perché il settore turistico è una realtà molto seria dove la riviera opera, da almeno 60 anni, a livelli stratosferici. Altra caratteristica tutta riminese è lo stakanovismo nel lavoro, seppur “ridanciano” e non serioso come si converrebbe al primo della classe».

Cosa ne pensa, invece, del proverbiale spirito pratico dei riminesi?

«I romagnoli lo possiedono in abbondanza e agiscono in tempi veloci, a volte anche troppo veloci, mentre un pizzico di riflessione in più forse non guasterebbe».

Qualche difetto made in Romagna?

«Una certa furbizia, comune al resto del Belpaese, che si può riassumere nella frase: “Se non paghi in contanti, qualunque cosa costa di più”. Un’altra nota dolente è forse un’integrazione non ancora raggiunta tra culture diverse».

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