Inflazione, Rimini quarta in Italia. Federconsumatori: “Spesa per gli alimentari, 800 euro in più all’anno”

Rimini
  • 18 giugno 2025

Costo della vita in continuo aumento. Ma con redditi tra i più bassi della regione. E’ la fotografia a tinte fosche della capitale italiana del turismo. Che immortala Rimini al 4° posto tra le città italiane sopra i 150 mila abitanti per aumento di inflazione. Dove l’inflazione, il mese scorso, è cresciuta del 2,1% rispetto al maggio 2024: qualcosa come mezzo punto in più della media italiana (+1,6%) e, addirittura, del +0,8% della media regionale, attestatasi al +1,3% (solo Bolzano, Napoli e Venezia, col +2,3%, hanno fatto peggio). «Attenzione, però - puntualizza, preoccupato, Graziano Urbinati, presidente provinciale Federconsumatori -, perché se andiamo ad esaminare i prezzi dei generi alimentari, il cosiddetto carrello della spesa che tanto incide sul bilancio familiare, “l’ascensore” sale ancora di più fino a toccare il +2,9% di aumento, contro il +2,7% nazionale». Insomma, una città per ricchi, verrebbe da dire, «ma dove il reddito medio pro-capite si ferma intorno ai 20 mila euro annui e le pensioni sugli 880 euro al mese».

Prezzi al galoppo, dunque, e con un trend di crescita da pelle d’oca. «Basti dire - precisa Urbinati - che nel 2023, a Rimini, l’inflazione generale è salita del +5,8% rispetto al 2022, nel 2024 del +2,2% sull’anno precedente, e a maggio 2025 del +2,1% sullo stesso mese del 2024. Qualcosa come il 10,1% in più in soli tre anni».

E parliamo dell’indice dei prezzi al consumo. Perché se consideriamo l’incide dei prezzi sul carrello della spesa il balzo è ancora più evidente: «Alla cassa del supermercato - conferma, infatti, il presidente di Federconsumatori - l’aumento, nei tre anni, è stato del +14%. Il che vuol dire che se qualcosa non cambierà, i riminesi si troveranno a spendere in generi alimentari tra le 700 e le 800 euro in più dell’anno passato, quando, con il +3,3% d’inflazione, avevano già speso 1.000 euro in più».

Ma vediamo quali sono le voci di spesa principali e che peso hanno per le famiglie. «La carne ha subito un incremento di prezzo del 3,2% - denuncia Urbinati -, così come le uova e i formaggi, mentre l’olio è salito dell1’1%. Più caro anche il pesce, +2,5, il pane, +1%, e la frutta: +2,3%. Lo zucchero, poi, è schizzato del +5%, mentre il caffè del +19%. Più care anche le spese sanitarie: +2,2% sul 2024, quelle per l’istruzione, +3%, e per la ristorazione: +3,5%». Ma la cosa che inquieta maggiormente è il drastico calo del consumo di alcuni prodotti spia, come la carne rossa e il pesce ricchi di proteine e più costosi: «La loro vendita è scesa del 16,9%», precisa Urbinati. Ma anche il riempimento dei supermercati più economici: «la spesa nei discount è salita del 12%».

Cosa fare allora, che politiche adottare per frenare questa inarrestabile corsa dei prezzi che sta impoverendo sempre più la classe media riminese? «Intanto - conclude il rappresentante dei consumatori - il governo dovrebbe intervenire sull’Iva, con un taglio di almeno 3-4 punti sui beni di prima necessità come i prodotti alimentari: in questo caso si risparmierebbero 500 euro annui a famiglia, secondo il nostro osservatorio prezzi. E poi andrebbero eliminate o, almeno ridotte, le accise sui beni energetici. Due semplici operazioni di natura fiscale che aiuterebbero molte famiglie».

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