Il vescovo di Rimini: “L’ora di religione a scuola è uno spazio di confronto sereno, non si pretende di convincere nessuno”

Gli allievi riminesi dicono “sí” in massa all’ora di religione. Il dato di iscrizioni per il 2023 rileva l’84,22 per cento delle adesioni, la percentuale più alta registrata in Romagna. Dati emersi da una chiacchierata con il vescovo di Rimini, monsignor Nicolò Anselmi.
Monsignor Anselmi, quanti docenti di religione ha la Diocesi?
«Gli insegnanti di religione incaricati dalla Diocesi di Rimini sono 22 nella scuola per l’infanzia, 69 nella primaria, 31 nelle medie e 45 nelle scuole superiori. Di questi solo 10 sono sacerdoti, ai quali si aggiungono tre suore religiose».
Quanti allievi nel 2023 hanno frequentato l’ora di religione a Rimini, declinata sui vari ordini e gradi scolastici? Sono numeri in linea con il 2022?
«Nel 2022-2023 è stato l’84,22 per cento degli studenti a scegliere l’Irc, un dato che accorpa scuole comunali e statali. La percentuale si alza di molto se ci spostiamo nelle scuole paritarie, dove tocca il 97,6 per cento. In questo caso chi non si avvale è circoscritto alla scuola per l’infanzia: 8,46 per cento. Il dato riminese è in linea con quello delle stagioni precedenti ed è un dato importante: ai riminesi continua a piacere l’ora di religione. Una materia scelta dall’84,2 per cento di alunni e studenti, la percentuale più alta registrata in Romagna e ancora una volta sopra la media nazionale (84,05 per cento), seppur di poco».
La Diocesi sta cercando nuovi insegnanti?
«Abbiamo sempre bisogno di persone appassionate, che vogliano bene ai giovani e intendano offrire una possibilità importante per la loro crescita. Insegnare religione non è affatto semplice, ma comporta un grande impegno emotivo. Entrare in una classe di bambini, adolescenti, ragazzi è un’avventura molto coinvolgente. Faticosa, difficile, ma veramente gratificante; credo sia una delle professioni più belle del mondo, proprio perché ha a che fare con le giovani generazioni, per offrire loro spazi e stimoli per la crescita e la loro felicità. Ben vengano sempre nuovi docenti di religione e sempre più appassionati».
Per le iscrizioni al nuovo anno scolastico, chiuse di recente, la Diocesi di Ravenna ha utilizzato anche i social per invitare le famiglie a iscrivere i figli all’ora di religione. La reputa una scelta interessante e applicabile anche al contesto riminese?
«Penso che l’ora di religione - per il suo valore di proposta - vada promossa in tutte le maniere. Anche la nostra Diocesi, nel suo piccolo, cerca di farlo, ad esempio con il breve video promosso in “rete” o la pagina dedicata sul settimanale “ilPonte” e su “Icaro”. Lo dico anche per esperienza personale: ho insegnato 12 anni religione in un liceo classico di Genova. L’ora di religione è uno spazio di confronto, aperto, sereno, non ideologico, in cui non si pretende di convincere nessuno. Certo, c’è una proposta forte e chiara di messaggi evangelici, di vita e conoscenza della persona di Gesù, della storia della salvezza in chiave giudaico-cristiana, ma aperta anche ad altre religioni. L’ora di religione è un’occasione per tanti giovani di parlare con libertà dei temi grandi della vita, perché il cristianesimo ha a che fare con le cose grandi della vita: la vocazione, la felicità, la gioia, la solidarietà, la misericordia, il perdono. Gesù è venuto a portare proprio tutto ciò, insieme all’attenzione ai poveri e ai bisognosi. Avvalersi dell’insegnamento della religione è una grande opportunità per tutti: credenti, non credenti, persone di altre religioni. E questa opportunità va comunicata in tutte le maniere, anche con e sui social che sono non solo il mezzo di comunicazione abituale dei giovani, ma anche l’ambiente che “abitano” quotidianamente, in cui si relazionano e in cui cercano contenuti».
Di quali strumenti potrebbe avvalersi la Diocesi per potenziare l’interesse dei giovani verso l’Irc e più in generale verso la vita parrocchiale e le associazioni che vi ruotano attorno?
«La nostra Diocesi, insieme a quella di San Marino-Montefeltro, dispone di un Istituto superiore di Scienze religiose molto ben organizzato. Oltre ad offrire una ottima formazione, quest’istituto abilita all’insegnamento della religione cattolica. L’insegnamento deve godere prima di tutto della stima della Diocesi e delle nostre comunità cristiane. I sacerdoti durante l’omelia, le associazioni, i cammini catechistici devono costantemente, e in alcuni momenti in modo particolare, parlare di questa stupenda opportunità che l’ordinamento italiano ancora ci offre, quella di poter parlare di religione, di Gesù, di valori cristiani a tutte le giovani generazioni perché ancora adesso la scuola, la formazione professionale in Italia è il luogo in cui si incontrano tutti i bambini, i ragazzi e i giovani. Per cui avvalersi dell’insegnamento della religione deve essere nel cuore di tutta la comunità cristiana e non solo degli insegnanti di religione o degli addetti ai lavori. Tutti dobbiamo invitare tutti a cogliere questa stupenda opportunità».