Il ricercatore riminese Gorini: «Il vaccino ritirato? Non era pericoloso, su Astrazeneca comunicazione errata»

«Quello era un vaccino che come qualsiasi altro farmaco aveva degli effetti collaterali, rari, che oggi è vittima di una comunicazione errata».
Giacomo Gorini, il ricercatore riminese prossimo a (ri)prendere il volo per Oxford e dedicarsi allo studio di cure per tumori e malattie croniche, commenta indignato la notizia del ritiro dal mercato del vaccino contro il Covid di Astrazeneca, l’azienda britannica con cui lo scienziato aveva collaborato proprio per la messa a punto del farmaco. «Non è che non fosse un vaccino sicuro, perché lo era - sottolinea Gorini - ma erano stati sviluppati altri vaccini a Mrna, come Pfizer e Moderna, che assicurano un livello di sicurezza ancora maggiore, e dunque questi, e non Astrazeneca, sono stati aggiornati per la varianti del Covid -19, per questo ha senso continuare a usare quelli».
In sostanza, spiega Gorini, quello di Astrazeneca «era un vaccino che serviva a inizio pandemia ma non proteggeva altrettanto bene contro le varianti, per le quali non è stato aggiornato. Ecco perché è del tutto sensato, è non c’è assolutamente nulla di strano o di scandaloso, se è stato tolto dal mercato».
“Malelingue”
Necessario, quindi, secondo il ricercatore 35enne, fare chiarezza in modo che chi, come i “no vax” o persone diffidenti verso i vaccini, non traggano conclusioni affrettate. «Ritengo una vergogna il modo di fare comunicazione di certi media, che pompano la notizia in modo da far apparire un messaggio completamente diverso. E soprattutto sono contrariato dal fatto che il governo e l’azienda tacciano: avrebbero dovuto spiegare cos’è accaduto e migliorare la comunicazione nell’ambito dei vaccini e della ricerca, in modo da creare più consapevolezza nelle persone. Del vaccino, di Astrazeneca, io, ho parlato nel mio libro “Malattia Y. Dal vaccino alle nuove frontiere della medicina”».
«E concedetemi un’altra riflessione - conclude il ricercatore, lasciando il lettore libero di trarre le conclusioni che ritiene - tutte queste “confusioni mediatiche” sono successe per coincidenza nei confronti dell’unico vaccino venduto a prezzo di costo. Alla prossima pandemia, un’azienda che ci fa il favore di regalare il vaccino, ce la scordiamo».
Nuova avventura
A inizio estate Gorini partirà nuovamente per l’università di Oxford, quella in cui aveva già studiato e lavorato, dove lavorerà al suo progetto di ricerca per lo sviluppo di nuovi medicinali contro tumori e malattie croniche. «Riuscire a trovare un investitore è stata un’impresa difficilissima, una battaglia che ero sul punto di abbandonare, - ricorda, come già raccontato al Corriere Romagna - ma proprio quando stavo rispondendo a una mail per accettare una proposta di lavoro mi è arrivata la conferma da parte di Oxford. Ho imparato che la fortuna si compra con un’ingente quantità di sfortuna. Per fare partire il progetto ho passato le pene dell’inferno. Ma quando si ama qualcosa, la si fa».