Il delitto di Piera Paganelli a Rimini, si scava nella cerchia dei conoscenti

Rimini
  • 06 ottobre 2023

Non c’è un’arma del delitto, non c’è un movente e di conseguenza, al momento, nemmeno un sospettato. Per ora la cerchia entro cui Procura e inquirenti conducono le indagini è quella dei familiari e della rete di conoscenti attorno a cui gravitava l’esistenza di Piera Paganelli. A 78 anni, la donna pareva infatti condurre una vita del tutto ordinaria, tra famiglia, volontariato e la comunità religiosa dei Testimoni di Geova. La sala del regno, martedì sera, è l’ultimo luogo frequentato dalla pensionata prima di finire vittima dell’agguato nell’androne del garage.

Mentre le ore passano, l’assassinio al villaggio San Martino assume sempre di più i contorni di un giallo a cui non sarà facile dare soluzione. Fino a ieri uno dei pochi dettagli accertati durante le prime indagini è quello delle coltellate inferte alla 78enne: tra i 15 e i 17 colpi, che l’hanno raggiunta in diverse parti del corpo, tra cui il collo, la schiena, le braccia, il torace. Fendenti da cui la donna ha tentato di difendersi: sul corpo, infatti, sono state riscontrate lesioni compatibili con il tentativo di frenare la furia omicida dell’assassino. Determinante nel risolvere alcuni dei numerosi quesiti aperti sarà l’autopsia programmata per stamane, decisiva anche per chiarire se la donna sia stata anche vittima di violenza sessuale. Esame affidato a Loredana Buscemi, il medico legale che ha esaminato il cadavere in prima battuta. Nutrendo piena fiducia nella professionista, i figli della Paganelli (assistiti dagli avvocati Monica e Marco Lunedei) hanno scelto di affidarsi alla sua valutazione, rinunciando quindi a nominare a loro volta un perito.

Intanto i tre figli, Giacomo, Chiara e Giuliano Saponi, tutti costituitisi parte civile come persone offese. «Non si capacitano del fatto che un evento così terribile e senza senso possa aver coinvolto la loro madre – affermano i legali per conto dei tre assistiti –, una donna amata e stimata da tutta comunità locale e religiosa, la cui routine era scandita da una tranquilla quotidianità». In attesa degli aggiornamenti della Procura, i fratelli chiedono quindi di «rispettare il loro dolore». Uno dei figli, Giuliano, è l’uomo che lo scorso maggio è stato ferito gravemente mentre andava al lavoro, all’inceneritore di Coriano, pedalando sulla bici elettrica. Un incidente avvenuto in circostanze davvero singolari, che hanno portato addirittura a mettere in dubbio che a mandarlo in coma sia stato un “semplice” pirata della strada, iniziando a sospettare un’azione preordinata. Come premeditata pare l’aggressione alla madre.

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