Gnassi: "L'estate sarà ottima, ma non torneremo ai turisti del 2019"

Rimini

Andrea Gnassi, da sindaco di Rimini e da presidente di Destinazione Romagna, secondo lei che estate sarà?

«Certamente migliore del chiacchiericcio ripetitivo visto e sentito nelle ultime settimane».

In che senso?

«Il dibattito pubblico è una coazione a ripetere: stessi argomenti, stesse parti in commedia un anno dopo l’altro. Anche in un anno e mezzo durissimo, vittime, danni economici, perdita di lavoro, persiste una classe dirigente che cerca consenso con prese di posizioni cicliche e fuori dalla realtà. Prendiamo ad esempio l’ultima polemica, il richiamo vaccinale ai turisti. Il punto non è il comunicato stampa aperturista o negazionista. Il punto è la complessità sanitaria e gestionale».

Perché?

«Lo hanno chiarito bene, nelle ultime 48 ore, il commissario Figliuolo e il presidente della conferenza Stato regioni, Fedriga. Eppure partiti, e sindaci, ne fanno una bandiera per evidenti questioni propagandistiche. Lo stesso è avvenuto un anno fa. Abbiamo fatto 30 milioni di vaccini ma dal punto di vista della discussione sul futuro del turismo non ci siamo mossi di un millimetro da 365 giorni a questa parte. Più che sul futuro, in troppi si concentrano su un eterno presente. Forse è appunto un alibi per non parlare di turismo come industria strategica del Paese».

Per lei il futuro del turismo a Rimini qual è allora?

«Il Covid ha avuto e avrà effetti profondi sul modo di viaggiare, fare vacanza, organizzare accoglienza. Sia chiaro dopo l’immunità di gregge non si torna al 2019. C’è un tema di innovazione di prodotto. Più natura, meno Pm10, più spazi, più servizi, de-concentrazione, sostenibilità, tecnologia e innovazione. Saranno il perno della domanda e dunque l’offerta. I turisti premieranno le città piuttosto che gli eventi o la singola occasione. L’attrattore principale sarà nell’esperienza complessiva, nel clima, nelle piazze, nei luoghi, nel lungomare di giardini, parchi, palestre, nella bellezza e nella vivibilità a 360 gradi, con servizi rapidi, moderni efficienti. Ma è chiaro che a concorrere alla formazione del clima ideale, a cui accennavo prima, il completamento delle opere pubbliche non basterà. Il Governo deve essere protagonista su questo, premiando chi innova il suo prodotto turistico con i progetti che presenta e i miliardi del Pnrr».

E cosa manca?

«Non è questione di cosa manchi ma di quello che serve. Servono anche provvedimenti nazionali di sostegno a una radicale riqualificazione delle strutture ricettive. Perché il privato possa avere una fortissima spinta a investire e innovare. Gli ultimi due anni sono stati devastanti per il settore turistico riminese: nel 2020 si è perso oltre un miliardo di euro. Anche il 2021 sarà oggettivamente un anno difficile. I ristori sono serviti in minima parte a compensare perdite economiche e di posti di lavoro. Si pensi solo che nel 2019, Rimini accumulava un terzo delle sue presenze complessive sui mercati esteri, numero oggi di fatto azzerato. Ma dal 2022 bisogna sostenere il privato imprenditore in due modi. Il primo con una città che investe e sta investendo e si sta riqualificando. Poi con nuovi sgravi fiscali che permettano all’imprenditoria privata di investire. In tal senso, non è più rinviabile il tema della riqualificazione alberghiera. Nuova legge urbanistica regionale, incentivi, premi possono aprire una nuova stagione di investimento per ammodernare le strutture ma a una condizione: che a vincere sia l’impresa turistica, e non la speculazione edilizia. Misure straordinarie come open space, magnifiche, vincenti, una boccata di ossigeno in due stagioni drammatiche, non possono sostituire per sempre la necessità di investimenti strutturali».

Per l’estate 2021 cosa vede?

«Voglia di ripartire, entusiasmo, energia. Anche questa sarà un’estate complessa ma sono convinto che, dal punto di vista pratico, sarà un’ottima estate. Ma quest’anno non sopporteremo né tollereremo ritardi o scuse più o meno motivate sui rinforzi di polizia. Lo scorso anno, in considerazione del Covid, siamo stati molto diplomatici e abbiamo piuttosto pensato a rimboccarci le maniche a livello locale. Due anni consecutivi no, però. I fenomeni ormai evidentissimi in tutto il Paese che mostrano gli effetti sul divertimento della compressione fisica e psicologica dovuta dalla pandemia, indicano la necessità, anzi l’obbligo di una presenza e di un presidio quantitativo e qualitativo evidente soprattutto nelle città grandi attrattrici di turismo e vacanza. Mi auguro che i parlamentari locali, alcuni dei quali sin qui poco visibili con azioni concrete, lavorino perché questa richiesta diventi ufficiale, e di tutto il territorio, nei prossimi giorni».

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