Fellini voleva fare un corto sulle stragi del sabato sera

RIMINI. "Federico Fellini aveva dentro di sé la genialità anche nella patologia. E' stato capace di trovare spunti anche durante la riabilitazione, a Ferrara". Disse che avrebbe voluto girare "un cortometraggio per sensibilizzare, soprattutto i giovani, alla prudenza alla guida". A raccontare aneddoti e ricordi dei giorni del ricovero ferrarese del regista, che oggi compierebbe 102 anni, è Anna Cantagallo, neurologa e fisiatra che lo seguì per il programma cognitivo durante la riabilitazione all'ospedale San Giorgio di Ferrara, dove venne ricoverato dal 20 agosto 1993 dopo l'ictus ischemico che lo aveva parzialmente paralizzato. Fellini "aveva bisogno di un rapporto medico-paziente stretto e collaborativo- spiega Cantagallo- come medici dovevamo attenerci al nostro ruolo e alle competenze scientifiche, ma il regista delle relazioni era lui. Lo ricordo come una persona dalla straordinaria umanità. Trovava la parola giusta per ogni persona", racconta la dottoressa che ricorda inoltre il suo complesso percorso di recupero. "Ebbe un ictus con emiparesi sinistra e una riduzione dell'attenzione nello spazio di sinistra- spiega- quei disturbi gli facevano percepire 'il mondo a metà', lo facevano scrivere e disegnare, inizialmente, in metà foglio". Poi recuperò la consapevolezza della metà mancante e "riuscì a trarre da quel ricovero la spinta per lanciare il progetto di una campagna contro le cosiddette 'stragi del sabato sera'". Riccardo Modestino, che consigliò il ricovero al San Giorgio, ricorda che, in ospedale alle sei del mattino, Fellini "telefonava a registi e attori di tutto il mondo e affascinava tutti con i suoi racconti. Il suo era come il suono di un flauto magico che incantava chiunque fosse intorno a lui". Racconta poi Nino Basaglia: "Mi fu chiesto di visitarlo appena ritornato dalla Svizzera, presso il Grand Hotel di Rimini", spiega. "Lo trovai provato dal punto di vista psicologico, dopo una traversia sanitaria problematica. Da Rimini fu poi trasferito a Ferrara e lo seguii, in parte, anche nel successivo periodo romano, anche a fianco della moglie, nel frattempo malata gravemente". Fellini, aggiunge Basaglia, "era una figura eccezionale, soprattutto sotto il profilo della capacità del coinvolgimento relazionale.
Riusciva ad avere le simpatie di tutti. Aveva una straordinaria capacità di intrattenimento".