“Ero partita da Rimini per imparare l’inglese, ora ho un locale a Edimburgo”

Rimini

Una storia questa che nasce e si sviluppa intorno al caffè, inteso come bar, come luogo in cui ci si ritrova per bere qualcosa ma anche inteso come profumata bevanda. È la storia di una “figlia d’arte”, Nicole Bessone, il cui papà a lungo rappresentante di caffè è, dietro al bancone, volto noto di un importante bar del centro di Rimini.

Ma torniamo a Nicole, 41 anni, nata nella “Barafonda” e oggi residente a Edimburgo dove dieci anni fa ha aperto le porte della sua brunch house and cafè “Tani Modi”, un pezzo di Romagna nel cuore della capitale scozzese che attualmente viaggia a 5 stelle su TripAdvisor, come 62° ristorante su 1.658 della capitale, segnalato come “Travellers’ Choice 2023”.

Nicole Bessone la sua avventura inizia nel 2006, fresca di laurea in comunicazione e pubblicità conseguita all’università di Pesaro e la necessità di imparare l’inglese. Dova va?

«Vado a Dublino e tramite amicizie trovo lavoro in un caffè, per noi riminesi questo tipo di lavoro, in bar o ristoranti che siano, restano sempre l’asso nella manica, la carta da giocare tutte le volte che c’è necessità. È l’eredità delle stagioni estive e lo si può fare ovunque. Sotto questo aspetto mi considero una figlia d’arte. Dietro al bancone conosco Jonathan Quinton appena arrivato dal Sudafrica, scocca la scintilla, lui non sapeva l’italiano io non sapevo l’inglese...poco dopo inizia una vita fatta di viaggi, di avanti e indietro tra l’Irlanda, il Sudafrica e l’Italia. Alla fine, decidiamo di trasferirci nella capitale scozzese dove possono raggiungerci anche i familiari di quello che oggi è mio marito».

La piadina è un’altra carta vincente in questa storia di bar e viaggi.

«Pochi soldi e molte idee. Jonathan ed io apriamo “Tani Modi” prima maniera, un chiosco in una zona vicina agli uffici, l’idea piace ai clienti ma il freddo vince e così rinunciamo senza però darci per vinti. Qualche tempo dopo nella centralissima Hanover Street di Edimburgo mettiamo gli occhi su un localino chiuso, qualche scalino sotto il livello della strada, di proprietà di un italiano. Nasce “Tani Modi” part two, quella di oggi».

Oggi. Un punteggio altissimo, clienti felici e un passaparola tra i viaggiatori italiani e non che fa di “Tani Modi” un locale da non perdere. Siete tra i “Travellers’ Choice” 2023 di TripAdvisor e citati dalla prestigiosa “Guide du routard”.

«Siamo veramente orgogliosi di questo traguardo. L’inizio non è stato facile, abbiamo dovuto rivedere spesso le nostre scelte in carta e arrivare a certi accomodamenti, per fare un esempio qui gli aperitivi come li intendiamo noi non esistono, oggi siamo famosi per le colazioni a base di pancake ma la piada non ha paura di niente, sta bene a tutte le ore».

“Tani Modi” ha compiuto dieci anni lo scorso maggio. Come sta andando?

«Ormai il locale è grande e cammina con le sue gambe e io e Jonatan abbiamo potuto fare un passo indietro. Mio marito ha avviato un altro locale, “Tani Fiki”, un caffè torrefazione che gestisce con un socio che è anche un caro amico. Io ho potuto finalmente lasciare la strada di “famiglia” e dedicarmi a qualcosa che sento più mio. Dopo il Covid si è fatta forte l’esigenza di cambiare percorso, sono tornata all’università a studiare scienze infermieristiche».

Perché questo nome, “Tani Modi”?

«Volevamo uscire dal classico nome da ristorante italiano tipo “Bella Roma”, così ho pensato a qualcosa di più particolare e mi è venuto in mente – preciso che non so il dialetto romagnolo – “Tani Modi”. Quando ci chiedono di tradurlo lo facciamo con “Whatever” e finiamo sempre per ridere».

Vacanze estive sempre a Rimini. Cosa si riporta su al nord?

«Il calore della sabbia, l’odore della spiaggia al mattino, le sere estive seduti nelle nostre piazze e quel senso di ospitalità e inclusione che noi diamo per scontato ma all’estero non lo è affatto. La nostalgia mi scatta per il profumo della cucina della mia mamma che fortunatamente viene a trovarci molto spesso e con le valigie belle cariche di cose buone».

Aprire un locale per molti italiani è un sogno proibito.

«Io e Jonathan avevamo un budget di 5mila sterline, uno stipendio e un patto. Se fosse andata male nessuno si sarebbe dovuto far male sotto il profilo economico. In Scozia si fa tutto molto facilmente, le pratiche si fanno on line, la tassazione per le nuove imprese scatta solo dopo qualche anno di apertura. In Italia non saremmo riusciti ad aprire con questa cifra, qui l’investimento iniziale richiesto è proibitivo, soprattutto per i giovani».

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