Ermeti (Ieg Rimini): «Le nostre fiere devono diventare sempre più internazionali. Sui congressi la Romagna può fare rete»

Rimini

RIMINI. La fiera di Rimini deve sempre più guardare all’estero e con il resto della Romagna si può fare squadra e crescere insieme. Maurizio Ermeti, presidente di Ieg, fa il punto della situazione durante la fiera del Sigep, la più grande mai organizzata.

Presidente, perché la più grande?

«Sigep impegna una filiera molto larga e quindi i visitatori sono necessariamente tanti. Per noi da sempre questa è la manifestazione che ha portato più gente sul territorio di Rimini anche se ci sono altre manifestazioni altrettanto importanti come Ecomondo (di grandissime dimensioni ma con meno pubblico perché molto tecnica)».

Si può crescere ancora?

«Assolutamente sì. Questo è un settore molto importante per il nostro paese. Fa il 67% di esportazione fra i prodotti semilavorati. Fattura 4 miliardi di euro. Ed è ancora in crescita perché il gelato è un prodotto che in buona parte del mondo non è conosciuto. O meglio, si conosce l’ice-cream americano (che noi non consideriamo nemmeno), ma il prodotto artigianale italiano non è ancora conosciuto. Noi stiamo facendo un grandissimo lavoro nell’internazionalizzazione, portiamo già questa fiera Sigep in due parti del mondo molto lontane: a Singapore e in Cina. Ma la cosa interessante è che lo facciamo non per esportare Sigep come fiera ma per far conoscere realmente cosa sono questi prodotti italiani nel mondo. Poi, quando ci hanno conosciuti, diciamo che se vogliono vedere l’edizione veramente bomba di questo settore devono venire per forza alla fiera di Rimini».

Il Sigep più grande, il titolo in Borsa che in un anno è raddoppiato... e pensare che solo 5 anni fa con il Covid era stata messa persino in discussione l’esistenza di attività come queste...

«Il Covid ha massacrato tutti i settori che prevedevano lo spostamento delle persone e noi siamo uno di quelli. Eravamo molto preoccupati: si faceva un gran parlare del fatto che da quel momento in poi le manifestazioni come questa si sarebbero fatte online con sistemi tecnologici avanzati. Abbiamo cominciato anche noi ad adattarci a quel mondo lì ma la ripresa della presenza diretta è stata immediata, c’era una richiesta fortissima per ritornare alla presenza. Siamo stati bravi ma comunque fortunati, perché nell’anno più difficile del Covid abbiamo potuto comunque fare le fiere di gennaio (che per noi sono importantissime) prima della chiusura a marzo. Così abbiamo sofferto di meno. Di conseguenza nel momento della ripresa, rispetto anche ai nostri competitor italiani, siamo tornati al valore del 2019 esattamente un anno dopo il Covid e adesso quei valori li stiamo superando abbondantemente tutti».

Quali sono le linee dello sviluppo che seguite ora?

«Le fiere devono tutte diventare sempre più internazionali, per via dei competitor globali (inglesi, americani...) che organizzano grandi manifestazioni in tutto il mondo. Noi dobbiamo adattarci a questo compito. Lo stiamo già facendo nel senso che IEG in Italia è quello che organizza più fiere all’estero come organizzatore diretto. Abbiamo team che operano all’estero. Siamo perfettamente in grado di organizzare manifestazioni. Più rispondiamo a questo bisogno e più l’estero è in grado di capire cosa siamo noi in Italia, a Rimini o a Vicenza. A questo risponde la strategia di andare noi all’estero e, come è stato fatto per esempio per questo Sigep, con l’idea di ospitare a ogni edizione un paese estero con una delegazione sia per le relazioni che per il business. Quest’anno è stato fatto con l’Arabia Saudita. Sono venute da noi persone tutte qualificate, con un livello di soddisfazione straordinario e si parla già di migliorare questa relazione. Intanto il 7 febbraio saremo a Riyad con la prima delle edizioni sul tema del fitness e del wellness. Le partnership sono indispensabili».

Una vocazione internazionale richiede collegamenti internazionali. L’aeroporto di Rimini è sulla strada giusta per svolgere la sua parte?

«Tanti sono gli sforzi che Rimini sta facendo, e l’aeroporto pure, per cercare di dare maggiori collegamenti internazionali alla città. è chiaro che la priorità per l’aeroporto e per la città è evidentemente di rispondere alla domanda del mercato balneare e quindi di concentrare l’attività nel periodo estivo. Più difficile coprire il periodo primavera-autunno-inverno che è quello che invece che interessa a noi. Ma abbiamo provato a rispondere, in collaborazione con l’aeroporto».

Come?

«Nel periodo in cui abbiamo le ferie più importanti, come IEG ci siamo accordati con una compagnia aerea privata a partire da questo Sigep: dal giorno prima dell’inizio della fiera fino all’ultimo giorno ci sarà un collegamento con un hub internazionale, quello di Monaco. Ogni giorno un volo parte alle 10 da Monaco e arriva a Rimini alle 11.10 e la sera dopo la chiusura ritorna a Monaco. Questa cosa la ripeteremo per Key Energy, Macfrut, Ecomondo... tutte le fiere importanti e internazionali che ci sono a Rimini».

Avete una percentuale di quanti sono i vostri espositori che vengono in fiera per via aerea?

«Tutti i nostri espositori esteri... vengono da Bologna, Milano, da Ancona, cioè da tutti gli scali più vicini possibile. è chiaro che se non possono arrivare direttamente a Rimini c’è un po’ di disagio in più”.

Ma nella sostanza siamo sulla strada giusta?

«Secondo me sì, anche per dare quella risposta specifica che abbiamo noi di concentrare in pochi giorni un’attività volativa che non avrebbe altrimenti senso se continuata per tutto il resto dell’anno».

Che ruolo possono giocare le altre fiere romagnole? Si possono sviluppare altre forme di collaborazione?

«Dal punto di vista fieristico ad un certo livello di fiere come quelle che organizziamo noi gli accordi più importanti li abbiamo fatti: con Macfrut, con la Fiera avicola... E fortunatamente per loro queste manifestazioni hanno trovato un grandissimo livello di sviluppo. Quello su cui si può lavorare è probabilmente l’attività congressuale che potrebbe, per un principio di rotazione e organizzazione, dare la possibilità agli altri territori romagnoli di fortificare un po’ questa attività e di entrare in rete con l’attività congressuale che facciamo noi per la promozione, le candidature degli eventi a livello nazionale e internazionale, creando sempre più una rete territoriale».

Quindi anche per eventi che non siano direttamente sul territorio di Rimini?

«Certo, anche per eventi che non sono su Rimini. Si devono strutturare e c’è una possibilità. Ma la polverizzazione nel settore fieristico e in tutti quelli che mirano all’esportazione (cosa sempre più indispensabile per il nostro Paese) è un passo sbagliato, non ha molto senso. Il mercato italiano è saturo. L’unica possibilità per crescere è ampliare il localismo che abbiamo aprendolo ai mercati che oggi sono molto più di quelli del passato, spaziano in tutto il globo. Un paese come l’Italia, con una ricchezza straordinaria di prodotti, come quelli che abbiamo qui al Sigep, unici dal punto di vista della qualità e della sostenibilità, deve per forza guardare all’estero come via di sviluppo, come spazio vitale».

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