RIMINI. Non sarà una retromarcia ma un rallentamento è già in atto. A Rimini le tante aziende presenti a Ecomondo e che rappresentano l’anima verde dell’economia fanno i conti con un clima che è cambiato, non solo a livello ambientale. La spinta verde del Green Deal è meno forte. Se ne è parlato ieri mattina agli Stati Generali della Green Economy quest’anno sotto il titolo emblematico: “Guidare il futuro in tempi di crisi”. Il venir meno dei fondi legati al Pnrr, il contesto internazionale tra guerre, dazi, materie prime e una sempre più evidente marginalità del vecchio continente rischiano di mettere in difficoltà quell’economia verde che si era tanto sviluppata negli ultimi anni. Il punto di svolta storico viene visto nell’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti. Eppure, proprio mentre la Ue discute e cerca un accordo sugli obiettivi del futuro, il mondo delle imprese verdi continua a spingere sull’innovazione.
Il Governo e il nucleare
Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, impegnato in un Consiglio sull’ambiente, ieri ha mandato un videomessaggio da Bruxelles. «Lo scenario globale impone un cambio di marcia dell’Europa nella direzione della concretezza e del pragmatismo. Sta cambiando il quadro geopolitico mondiale. è il motivo che ci ha spinto in questo anno di governo anche a chiedere una profonda revisione di direttive e di regolamenti che non tenevano in dovuto conto dell’impatto economico e sociale delle scelte. Oggi l’Europa è a un bivio».
Pichetto Fratin parla di scelte da compiere: «Eolico, solare, idroelettrico e geotermia non possono bastare per questo stiamo affiancando queste tecnologie con nuove tecnologie e nuovi combustibili come l’idrogeno. Il tema nucleare vede l’avvio di un percorso parlamentare per la legge delega, realizzato dopo un articolato lavoro tecnico per aprire nel paese un dibattito maturo e non solo ideologico».
La convenienza del green
L’ex ministro dell’Ambiente Edo Ronchi, oggi presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile (che rappresenta tantissime aziende del mondo green e che ha organizzato l’evento) è decisamente in difesa del Green Deal e della sua spinta nel futuro. «Abbiamo messo al centro di questa edizione un tema cruciale per il nostro paese: conviene o meno all’Italia tornare indietro nella transizione a una green economy decarbonizzata, circolare e che tutela il capitale naturale? No ritieniamo di no, anche alla luce dell’impatto positivo sull’economia italiana avuto con i progetti del PNRR, nei quali è stato rilevante l’aspetto della sostenibilità ambientale. Senza di esso il Pil italiano sarebbe stato in stagnazione o addirittura in recessione e sarebbe stato molto difficile contenere il deficit al 3%. Per l’Italia, al centro dell’hot-spot climatico del Mediterraneo, con un aumento delle temperature che corre il doppio della media mondiale, la transizione energetica e climatica è di vitale importanza».
Nel primo semestre di quest’anno, prosegue Ronchi, c’è stato «un rallentamento» nella realizzazione degli impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili «dovuto all’esaurirsi dell’ecobonus e anche al fatto che alcune regioni hanno applicato criteri restrittivi ai nuovi impianti eolici e fotovoltaici a terra. E questo è un po’ preoccupante».
Per la circolarità, aggiunge, «continuiamo ad avere buoni tassi di riciclo dei rifiuti industriali», con il record europeo sul riciclo di imballati, ma abbiamo «un segnale preoccupante per il mercato delle materie prime e seconde della plastica riciclata. Che è veramente crollato nelle quantità e nei prezzi, un fenomeno che non conoscevamo». In sostanza, «si ricicla e non si riesce a vendere perché il prezzo è crollato». Quanto alla mobilità sostenibile, «abbiamo purtroppo questo record di 701 auto ogni mille abitanti, la media europea è 570, ma nonostante questo l’industria automobilistica nazionale è crollata». E «mentre abbiamo perso il treno dall’auto tradizionale- lamenta- adesso con le chiacchiere, con queste retromarce, rischiamo di perdere anche l’auto elettrica che è più efficiente e più pulita».
Per quanto riguarda il capitale naturale, con l’agricoltura biologica «facciamo dei buoni passi avanti, 2,5 milioni di ettari di biologico sono una buona cosa, molto importante per l’Italia, anche se gli impatti della crisi climatica si fanno sentire sia sulle produzioni agroalimentare sia sul capitale naturale del nostro Paese».
In replica al ministro, Ronchi mette in evidenza tanti aspetti negativi suol nucleare, dall’efficacia economica al problema di siti e scorie: non la strada giusta.
L’appello di Gentiloni
Nel dibattito di Rimini anche Lucrezia Reichlin, docente di economia alla London Business School che inquadra le dimensioni del problema in un contesto globale. «Noi non esistiamo se non abbiamo una politica europea. Il Green deal va difeso ma è stato sottovalutato il problema dei costi della transizione. Va quindi ripensato».
L’ex presidente del Consiglio ed ex commissario europeo Paolo Gentiloni (oggi co-presidente della task force Onu crisi del debito), mette in chiaro quali sono le difficoltà e invita a mobilitarsi. «Il principale partito europeo, la Dc tedesca, ha fatto la sua campagna elettorale contro la transizione climatica. Io non credo che la Commissione europea farà sostanziali marce indietro ma bisogna sapere quali saranno i rapporti di forza fra i paesi. Il punto è prendere atto che è in corso un confronto-scontro politico, culturale ideologico enorme e sapere che per vincere bisogna affrontare le conseguenze sociali, le difficoltà, i lati negativi di questa transizione. Ma bisogna alzare la voce e dire che la transizione conviene. Il mio è un appello: cerchiamo di farci sentire a tutti i livelli».
© RIPRODUZIONE RISERVATA