Dopo “Striscia la notizia” la sciamana di Rimini si difende: “Non ho responsabilità nella morte di Massimo”

«Non ho alcuna responsabilità nella morte di Massimo». La sciamana di Rimini, finita nel mirino di Striscia la notizia, risponde alla trasmissione che l’ha accusata di aver sconsigliato la terapia oncologica a un malato di tumore, poi deceduto nel 2023. Una tragedia che avrebbe convinto la famiglia dell’uomo, Massimo, a chiedere aiuto a Chiara Squaglia, l’inviata del programma di Canale 5.
“Video manipolato”
La premessa della 40enne, Sara Duè, è che si tratti di una caccia alle streghe frutto di un filmato tagliato ad arte nei punti clou. Nega infatti di aver mai sottoposto l’uomo a qualsivoglia trattamento, segnala di non possedere il macchinario finito nel mirino di Striscia (che tuttavia acquisterà in futuro per i medici del team che dirige) ma soprattutto rimarca che Massimo non ha mai interrotto le cure tradizionali sebbene nessun referto riferisse di masse tumorali, bensì di sacche di liquidi nella testa e nella spina dorsale, nonché di sospetta recidiva rispetto a un tumore all’ascella che l’aveva colpito due anni prima.
Tornando al loro incontro «risale al settembre 2022 e dà seguito a un paio di sedute di counseling, come sostegno psicologico». Nasce un’amicizia foriera di messaggi e incontri mentre l’uomo, sostiene ancora Sara, «continua per un anno le terapie oncologiche a Cesena e Forlì lasciando la chemio su indicazione dei medici, per poi proseguire la radio».
Finché la situazione precipita e il paziente viene ricoverato in un centro di terapia per il dolore spegnendosi nel 2023.
La replica
«Tanto per cominciare - esordisce la donna nata a Bologna ma residente a Rimini - non sono semplicemente un’esperta di sciamanesimo e di meditazione, ma anche un ingegnere e counselor laureata alla Facoltà di Psicologia e Counseling di Urbino che vanta tre master (in Medicina naturale, Psiconeuroendocrinologia e Biofisica informazionale) conseguiti sempre presso l’ateneo urbinate. Insegno, inoltre, Medicina quantistica in università private convenzionate con quelle pubbliche».
Quanto al macchinario elettromedicale, con cui avrebbe curato Massimo, precisa che non ha niente di magico, perché è registrato al ministero della salute Fda ad uso medico per terapie di vario tipo, compresi i tumori. Il dettaglio che a suo dire la scagiona da ogni accusa è che il dispositivo non era in suo possesso quando ha conosciuto Massimo, né lo è adesso, perché deve ancora sbarcare in Italia dall’America dove è stato inventato 20 anni fa da un medico americano candidato al premio Nobel e scienziato della Nasa, Bill Nelson.
In aggiunta alle cure, secondo Dué, Massimo si sottopose a due trattamenti con un vecchio modello del macchinario quantistico in possesso di un dottore messicano giunto in Italia. «Talvolta - afferma la donna - mi chiedeva consigli in amicizia o aiuto per leggere i dati dei referti di quel macchinario, nonché di tac e risonanze. Niente di più».
Ma allora perché i parenti del giovane si sono rivolti a Striscia? «Massimo aveva un rapporto complicato con la mamma - dichiara la 40enne - che a suo dire gli aveva sempre impedito di vivere la sua vita. Lei pensava avessimo una storia, tant’è che mi sono offerta di chiarire, facendole incontrare anche il mio compagno, però Massimo ha rifiutato come se fosse una battaglia persa». carla dini