Delitto di Pierina Paganelli a Rimini, intervista con i figli: «Sapevamo di Manuela»

RIMINI. Dopo mesi di composto silenzio, Chiara e Giacomo Saponi hanno deciso di concederci un’intervista. Li abbiamo incontrati nello studio dei loro legali, Monica e Marco Lunedei. Chiara, Giacomo e Giuliano, il primogenito, sono i figli di Pierina, la donna uccisa il 3 ottobre del 2023, nel garage di via del Ciclamino. E da mesi la loro vicenda familiare riempie le trasmissioni televisive come loro stessi dicono senza “un attimo di tregua”.
Qual è il ricordo più caro di vostra madre, Chiara?
«Se chiudo gli occhi, la prima immagine che mi viene in mente è il sorriso con cui mi dice che alle fine le cose si aggiusteranno. Vedrai andrà tutto bene».
E per te Giacomo?
«Mia mamma era una studiosa della Bibbia e ricordo che leggeva sempre i salmi e io le dicevo in tono allegro ma perché non cambi lettura? E lei mi rispondeva col sorriso tanto me li dimentico e quindi mi piace rileggerli».
Avete a questo punto un desiderio, una necessità?
«Voglio che la persona che ha tolto la luce dagli occhi di mia madre ne risponda alla Giustizia. Ha agito come un vigliacco aggredendo al buio una donna anziana che non ha potuto difendersi. Quello che mi fa più soffrire è quando parlano male di nostra madre che non si può più difendere. Mi domando, a questo punto, si può arrivare ad uccidere una donna di quasi 80 anni, una signora che si preoccupava per il figlio e per come andava in famiglia? Mia mamma era una donna a cui piaceva mettere le cose in chiaro, nel senso che a lei non bastava sentire una sola campana come per la maggior parte delle persone. Quando c’era un problema lei voleva sentire le due versioni, poi se c’era qualcosa lo faceva altrimenti diceva “ok fate voi”. Falla passare come una pettegola, come un’impicciona nella vita di coppia dei figli è ingiusto».
Fino a oggi Chiara non hai mai voluto parlare con i giornalisti, perché?
«Perché sui quotidiani o in tv siamo apparsi a molti come i fratelli indifferenti. Li abbiamo sentiti i commenti del tipo ma “chissà perché non parlano cosa hanno da nascondere”, se parliamo ci dicono eccoli “adesso prendono in giro anche loro”, se mostriamo il nostro dolore, sembriamo esagerati, se non lo facciamo e stiamo zitti ci dicono che non abbiamo cuore. Insomma come facciamo facciamo male, ma noi siamo le vittime di tutta questa vicenda che ci ha tolto la mamma in maniera crudele».
Giacomo, dal 16 luglio, è in carcere come unico indagato per l’assassinio di Pierina, Louis Dassilva, legato sentimentalmente a vostra cognata Manuela Bianchi. Relazione sentimentale alla base del movente che - secondo gli investigatori della squadra mobile e il pm Daniele Paci - avrebbe armato la mano del killer innamorato. Cosa ne pensi Giacomo?
«Non penso nulla perché il signor Dassilva io non lo conosco. Ma Manuela sì».
Ma sapevate della relazione?
«Lo sapevo perché era stata lei a dirmelo. Un giorno mi aveva preso da parte, e mi aveva detto “Giacomo devo parlarti”. Era prima dell’incidente di Giuliano e mi aveva raccontato quello le stava succedendo. Che si sentiva innamorata come un’adolescente. Avevo tentato di dirle di non buttare via 30 anni di vita, ma ovviamente non sapevamo chi fosse l’uomo a cui si sentiva legata in quel momento».
Ma vostra madre Pierina aveva mai avuto paura di scendere sola in garage. Giacomo aveva avuto il sentore di qualcosa?
«Mai. Non aveva mai manifestato una paura o raccontato di dissapori con qualcuno. Mia mamma non era una donna paurosa, era combattiva. E poi io la mattina prima, il 3 ottobre, l’avevo vista mamma. Era venuta da me perché Giuliano le aveva detto di non andare alla Sol et Salus che a ora di pranzo avrebbe avuto fisioterapia. E così lei aveva detto sai che c’è, vado a trovare Giacomo, ed era venuta da me al lavoro. Ho dei bei ricordi perché era contenta, avevamo parlato della festa per Giuliano che sarebbe stato dimesso».
Tra i vari particolari emersi nell’indagine, c’è anche quella di una litigata, il giorno prima dell’omicidio, tra Manuela e il marito Giuliano e di conseguenza una discussione con la vostra mamma. E’ vero?
«Giuliano era già diverse volte che chiedeva a Manuela di non andare più a trovarla in ospedale perché diceva che soffriva. Manuela si sfogò contro la famiglia, ma non ci fu nessuna discussione con la mamma. Giuliano quando si è svegliato aveva i ricordi di un ragazzino di 14 anni e aveva cancellato gli ultimi 30 anni. Si è svegliato innamorato di Manuela come quando era adolescente, aveva le farfalle nello stomaco, al che mio fratello una volta chiese alla moglie “ma ti ho fatto qualcosa di brutto?” Lui non capiva e non sapeva cosa era successo al suo matrimonio. Noi fratelli, ma anche alla mamma, non gli abbiamo detto nulla. Abbiamo atteso che la risolvessero tra loro, con i loro tempi per non intrometterci nel matrimonio di nostro fratello».
A Pierina l’idea di una relazione di Manuela però non piaceva immagino?
«Non era la relazione il problema di mia mamma. Lei si preoccupava per Giuliano, perché non era sereno e per i problemi che aveva in famiglia».
E quelle famose telefonate con voi due figli, in cui Pierina si lamenta della situazione e che quindi vengono udite per caso dalla vicina di casa? Intendo quelle telefonate che sono state riferite a Manuela e probabilmente a Dassilva e che hanno dato l’innesco ad una serie di eventi negativi. Cosa ricordate?
«Le telefonate sono due, una con me e l’altra con mia sorella Chiara. Ma si parlava in generale perché noi ci chiedevamo quale casa o famiglia attendesse Giuliano una volta dimesso dalla clinica. Si cercava di capire cosa stesse accadendo e mamma era preoccupata per nostro fratello. Giuliano aveva avuto un brutto incidente, quando si è risvegliato dal coma ha dovuto imparare cose basilari come camminare, parlare e mangiare. E ricordo che nei giorni dopo l’incidete era stata Manuela a chiedere ai medici se quello che era accaduto a Giuliano potesse ritenersi frutto di un’aggressione. Pensate un po’ la preoccupazione di nostra madre».
E’ vero che ad un certo punto si è pensato che l’amante di Manuela fosse un altro condomino, un uomo sul quale vostra cognata aveva speso parole generose?
«In effetti sì, Manuela aveva fatto apprezzamenti positivi e quindi si era pensato che si trattasse di un vicino di casa anche perché quando mi confidò che si era innamorata lei mi disse che non era dell’ambiente in cui lavorava, ma allo stesso tempo non poteva evitare di incontrarlo. E quindi doveva necessariamente essere uno di via del Ciclamino».
E poi però c’è stato l’omicidio e tutto è cambiato. Tutto è venuto a galla e nella maniera più dolorosa. Vi ricordate quei minuti, chi vi ha avvisato di quello che era successo?
«A me telefonò Manuela piangendo. Mi disse: Giacomo, la tua mamma è morta. Ma io non ho capito subito. Non realizzavo, ho pensato ad un malore, un infarto, ad una caduta dalle scale. Poi sono arrivato in via del Ciclamino e c’erano i sanitari preoccupati e iniziava ad arrivare la polizia, e poi sempre più polizia. E ho chiamato io mia sorella Chiara per avvisarla. Ma è come l’ha saputo Giuliano che è un vero strazio. Manuela lo scrisse nella chat condominiale “hanno trovato morta mia suocera nelle scale”, e lui lesse il messaggio mentre era da solo. Non siamo riusciti ad arrivare in tempo per confortarlo».
A questo punto cosa vi aspettate?
«Io ho bisogno di sapere perché mia mamma è stata uccisa. Ho bisogno di capire. Mia sorella Chiara lo ha detto prima, ci serve giustizia. Gli investigatori e la Procura, in questi mesi hanno lavorato senza sosta, senza fiato, a testa bassa fin da subito. E per noi figli è stato importante saperlo, siamo stati sempre fiduciosi nei confronti degli inquirenti anche quando in televisione, passavano i mesi e vedevamo sempre persone arrivare a conclusioni sbagliate, li sentivamo dire “i poliziotti brancolano nel buio”, oppure “è stato il vicino con i fiori” quando nei vari nei programmi tv era emersa la falsa pista di quel signore anziano che per ringraziare aveva mandato dei fiori alla mamma, quasi ad insinuare cose diverse dalla realtà». «In tutti questi mesi strazianti, le istituzioni le abbiamo sempre sentite vicine, loro rappresentano la mamma e sono dalla parte della mamma e ci hanno sempre detto di volere solo una cosa, fare giustizia per nostra madre».