De Pascale: “Sì agli indennizzi ai bagnini ma a carico dei privati che subentrano”

Rimini

Gli indennizzi ai bagnini agitano il mondo della politica. Succede che qualche giorno fa, al Ttg il presidente delle Regione Emilia-Romagna Michele De Pascale, proponga di concedere degli indennizzi ai bagnini coinvolti nella complicatissima “pratica” della direttiva Bolkestein. Nulla di nuovo in verità, perché di risarcimento ai concessionari che perdono la spiaggia si parla ormai dal lontano 2010 ed era una delle assi portanti dei primi progetti di legge, puntualmente naufragati fra un cambio di governo e l’altro.

Un’idea che però ha fatto storcere il naso a ben 64 iscritti al Pd, che hanno preso “idealmente” carta e penna, e scritto al segretario regionale dem Luigi Tosiani: «Improponibile la posizione di De Pascale. Risarcire con i soldi dei canoni demaniali è grave e politicamente sbagliato».

Il governatore

Il giorno dopo, il presidente De Pascale, torna sul tema per precisare meglio la sua posizione: «Mi occupo di questa materia da 15 anni, le mie posizioni sono ultra note e le ho ripetute anche in campagna elettorale. Da sempre ritengo che, laddove si vada a evidenza pubblica, sia necessario un indennizzo per i concessionari che sono impossibilitati ad andare avanti. Parlo di coloro che perdono un’impresa dall’oggi al domani e per i quali serve un indennizzo. Ma non a carico dello Stato, e questo passaggio deve essere chiaro, ma a carico di quei concessionari che subentrano. E ripeto: non a carico dello Stato».

Il governatore entra ancor di più nel merito: «L’Europa si oppone a questa misura che però è evidente per i tassisti in caso di aumento delle licenze. Allora, di fatto, visto che il canone delle concessioni balneari lo decide l’Italia e non l’Europa, si tratterebbe di un sovracanone a spese del subentrante e non dello Stato».

«La mia l’idea - precisa ulteriormente - non è quindi quella di usare gli attuali canoni per pagare i bagnini. Non deve pagare lo Stato ma dovrebbe farlo il nuovo concessionario». E in effetti già nel 2012 il Pd proponeva di «stabilire limiti minimi di 9 anni e massimi di 30 per le concessioni, e riconoscere equi indennizzi per gli operatori uscenti». E allora si specificava: «Riconoscimento di un indennizzo, a carico del concessionario subentrante e a favore di quello uscente, garantito da idonea fidejussione e pari al valore commerciale dell’azienda, compresi l’avviamento commerciale, i manufatti, le strutture e le attrezzature esistenti in concessione e impiegate nell’attività consacrata da una perizia asseverata».

Il Comune di Rimini

Dalla parte della Regione si schiera anche il Comune di Rimini. Fuori dal confronto interno al Pd, e subito dopo l’incontro al Ttg sul nodo concessioni, l’amministrazione riminese aveva già fatto sapere: «Proseguiamo nel confronto con gli operatori, intrecciando la questione aste con l’attuazione del piano dell’arenile. Siamo in sintonia con la Regione. Già questa settimana è in programma un incontro con tutti i comuni costieri alla luce degli ultimi aggiornamenti annunciati dal ministro Salvini al Ttg. Se è vero - concludono da Palazzo Garampi - che nel merito la Regione ha margini di intervento risicati, in quanto si tratta di una partita legislativa che si gioca sui tavoli di Roma, può però rivestire un ruolo fondamentale come interfaccia per i Comuni della costa per condividere criteri omogenei per tutti».

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