De Pascale: “Sanità, se il Governo commissaria ricorreremo in tutte le sedi necessarie”

«Se sulla sanità il Governo procede con l’idea del commissariamento ricorreremo in tutte le sedi necessarie». Il governatore dell’Emilia-Romagna Michele de Pascale non ha dubbi: se non si torna a un tavolo fra Stato e Regione farà di tutto per contrastare un intervento che viene visto come “anticostituzionale”.

Presidente, sulle liste d’attesa il ministro Schillaci dice che voi Regioni non avete speso i soldi stanziati per abbattere le liste di attesa e stigmatizza i tempi che da lunghissimi diventano brevissimi non appena si accetta di pagare la prestazione privata. Sicuri che non ci siano colpe delle Regioni?

«Il Governo non ha mai stanziato risorse per abbattere le liste di attesa, sono risorse all’interno di quanto già previsto per il finanziamento del servizio sanitario nazionale. Questa è la prima scorrettezza intellettuale. La situazione in Italia è molto diversificata perché ci sono regioni che hanno utilizzato tutte le risorse disponibili e anzi, come nel caso dell’Emilia-Romagna ne hanno aggiunte di proprie, e altre con sistemi sanitari più fragili e più in difficoltà e in alcuni casi commissariati dal Governo. Ma dove il Governo commissaria non ci sono stati scatti di qualità. Penso alla sanità calabrese, per esempio. Il tema delle liste di attesa però va affrontato su più piani».

E cioè?

«Intanto si affronta aumentando le prestazioni ma anche l’appropriatezza delle prescrizioni perché in sanità se aumenta l’offerta aumenta anche la domanda. Ma la sfida è anche quella di aumentare le risorse per finanziare il servizio sanitario nazionale. In questi giorni parliamo tanto della percentuale dell’Italia per le spese militari, ma siamo fanalino di coda in Europa per la spesa sanitaria pro capite. Bisogna aumentare le risorse e le Regioni devono lavorare per aumentare la produttività e l’appropriatezza delle prescrizioni».

Un esempio?

«Sulla densitometria ossea abbiamo liste di attesa lunghe ma ne vengono prescritte molte più del necessario. E poi c’è da lavorare anche sui professionisti: se si accumulano liste di attesa può avvenire perché la produzione non è adeguata per mancanza di soldi, perché mancano i professionisti per fare le visite (se devi fare visite di gastroenterologia devi avere i gastroenterologi)... e, terzo punto, l’appropriatezza. Noi dobbiamo lavorare su queste tre leve. Sui professionisti, se parliamo della nostra Romagna forse non c’è un altro territorio d’Italia che per tempo ha dato un contributo così importante. L’anno prossimo si laureano i primi 200 ragazzi e ragazze in medicina in più rispetto a quelli che c’erano prima. E questa progettualità è stata fatta 6-7 anni fa».

Di questi tre aspetti quale incide di più?

«Quello immediato è che servono più risorse. Gli altri due vanno fatti ma hanno tempi di azione più lunghi. Ma vorrei dire un’altra cosa...».

Cosa?

«L’altro errore strategico è quello di parlare solo di prestazioni ambulatoriali e liste di attesa, quando un sistema sanitario pubblico è fatto di emergenza-urgenza, di pronto soccorso, di chirurgia, di gestione della cronicità, di oncoematologia di eccellenza... è fatto di un mix di attività che non si riducono solo a quanto tempo hai per una risonanza magnetica perché ti fa male un ginocchio! In Italia abbiamo persone che non trovano risposte sull’emergenza-urgenza, sulla oncoematologia di alta qualità... abbiamo una fuga dal sud verso il nord per prestazioni che dovrebbero essere garantite su tutto il territorio... Le liste di attesa non possono diventare l’unico argomento in discussione perché il sistema sanitario sta crollando e sta crollando anche nei suoi fondamentali in Italia».

Fino a quale punto può arrivare questo scontro con il Governo? Se si va avanti fino al commissariamento che armi potete usare?

«Il Commissariamento è incostituzionale, palesemente. Ricorreremmo in tutte le sedi necessarie. Ripeto, il vero tema è che mancano le risorse. La si può mettere come si vuole. La manovra fatta dall’Emilia-Romagna per adeguare le risorse sanitarie è l’equivalente di tre miliardi in più su base nazionale. Le opposizioni hanno chiesto 20 miliardi e io voglio essere più morigerato: servono 5 miliardi in più per il sistema sanitario nazionale senza dei quali non c’è possibilità di aumentare gli stipendi degli infermieri (ogni anno 5mila vanno all’estero). Se il Governo vuole dare lezione a qualcuno intanto faccia la propria di parte perché non la sta facendo».

Passiamo al tema del post alluvione come sta andando con il nuovo commissario? Cambia qualcosa rispetto al metodo Figliuolo?

«Si è ridotta al minimo la speculazione politica. è merito di tutti e io ne rivendico una quota. Quello dell’attuale Commissario, sia nella relazione col Governo che con la Regione, è un lavoro di squadra, fatto di confronto e collaborazione. Però la concordia deve produrre risultati...».

Molti nell’opposizione, ma non tutti, hanno criticato Giorgia Meloni per la missione negli Usa. è stata un’iniziativa positiva o negativa?

«Se sarà positiva o negativa lo sapremo a risultato finale, però sinceramente penso che Meloni abbia fatto bene ad andare negli Usa. Ci è andata rappresentando uno dei principali paesi europei, la seconda manifattura d’Europa, uno dei più colpiti dai dazi. Non ci vedo nulla di sbagliato. Ma ho due preoccupazioni rispetto agli impegni presi. Il primo è di vincolarci all’acquisto del gas a un solo paese. Abbiamo fatto i rigassificatori per mettere in concorrenza tutto il mondo e dobbiamo prendere il gas a chi ci fa un euro in meno ».

La seconda preoccupazione?

«è il tema delle spese militari. Al di là del quantum, a me sembra che stiamo perdendo la battaglia che la spesa militare venga finanziata con debito europeo e per l’Italia questo è devastante. Se l’esigenza di difenderci è europea non può costare più agli italiani che ai tedeschi... invece il meccanismo è che ogni Paese si carica le spese sul proprio debito. Come paghiamo? Se paghiamo con debito nazionale per l’Italia è un dramma: io non andrei a dire agli italiani che disinvestiamo nella sanità perché dobbiamo aumentare la spesa in armamenti. Non è eticamente accettabile»...

Aeroporti. A che punto è la ricognizione sul sistema regionale?

«La Regione nei prossimi giorni affiderà uno studio. Dopo le interlocuzioni con le città e gli aeroporti e la raccolta di dati e informazioni, ci eravamo impegnati ad affidare noi (come garanzia di terzietà) uno studio a primari attori nazionali».

A chi sarà affidato?

«Si sta definendo, però la direzione generale infrastrutture sta per formalizzare l’incarico. Presto inizierà l’attività di studio molto approfondita sulle prospettive per definire insieme agli scali quali possono esser le sinergie e anche le specializzazioni da mettere in campo».

I tempi?

«L’obiettivo è di chiudere in 2 o 3 mesi. L’idea è che entro la fine dell’anno l’Emilia-Romagna abbia una strategia condivisa sulla rete aeroportuale».

Affitti brevi, un problema che si ripercuote in ambito sociale ma anche turistico. Anche qui volete intervenire e pensate a una legge regionale. Sarà simile a quanto fatto a Bologna con limitazioni su superfici e destinazioni?

«Dobbiamo essere onesti, gli strumenti a disposizione dei comuni e delle regioni non sono rivoluzionari. Ma tutte le leve vanno azionate al massimo per limitare un fenomeno che in alcune circostanze sta cambiando geneticamente l’identità di città e centri storici. Il nostro obiettivo è trovare un nuovo equilibrio tra diritto all’abitare e promozione turistica, fornendo ai comuni altri strumenti per far le scelte migliori per i loro territori. Oltre alla legge però dobbiamo mettere in campo due leve. Una è quella dell’edilizia sociale per l’affitto. Abbiamo un modello edilizio che fondamentalmente è costruisci-vendi, costruisci-vendi... C’è una domanda crescente di persone che possono permettersi di pagare un affitto ma non sono interessate o non sono nelle possibilità di comprare. Oggi un ragazzo o una ragazza cambia 4-5 volte la città prima di decidere dove stabilirsi. Abbiamo un’offerta sull’affitto troppo carente e quindi dobbiamo lavorare con tutte le città per aumentare di diverse migliaia la disponibilità di appartamenti in affitto».

La seconda “leva”?

«Con gli albergatori vogliamo andare a una semplificazione del ricettivo perché ha norme molto datate. Sono previsti obblighi e adempimenti che in alcuni casi sono fuori dalla storia come quello di avere il computer a disposizione dei clienti nella hall dell’albergo (e poi magari fra gli obblighi non c’è il wifi...). Vogliamo andare a una semplificazione molto forte. Gli appartamenti in affitto turistico fanno concorrenza sleale agli alberghi anche perché gli alberghi hanno una normativa molto impattante. Perciò, noi dobbiamo limitare il più possibile il fenomeno degli affitti brevi (sapendo che non è facile) e dobbiamo aumentare l’offerta residenziale in affitto».

Anche con le foresterie?

«Sì, assolutamente: sia studentati che foresterie».

State pensando quindi a lavoratori che verrebbero qui a coprire le necessità di manodopera inevase perché c’è il problema alloggi?

«Assolutamente sì».

E quali sono i tempi?

«Da una parte l’assessora Frisoni sta per avviare il tema della revisione delle norme del ricettivo. Si farà dopo l’estate perché sappiamo bene che d’estate non si può parlare con gli albergatori e quindi dopo la stagione apriremo quel tavolo. Parallelamente sarà avviato un lavoro per mappare le esigenze di investimento delle strutture ricettive e per approfondire gli strumenti finanziari e urbanistici necessari per innestare un percorso strategico di innovazione dell’offerta ricettiva in tutta le regione. Dall’altra l’assessore Paglia è prossimo a presentare un piano molto importante sul tema dell’affitto sociale».

Insomma, l’Emilia-Romagna sta lavorando a un piano che mettere in offerta affitto alloggi sia come studentati sia come foresterie.

«Sugli studentati ne stiamo inaugurando diversi, l’altro giorno a Forlì e a Bologna, per esempio. Sulle foresterie ci sono norme limitanti e anche quelle pensiamo vadano corrette. La normativa urbanistica regionale prevede dei limiti che in qualche modo vanno superati».

Avete in mente un numero, di quanti alloggi ha bisogno l’Emilia-Romagna ?

«In Emilia-Romagna servirebbero almeno 10mila appartamenti a canone calmierato. Non parlo di Erp, stiamo parlando di Ers, una fascia che cerca l’affitto e che è tranquillamente in grado di poterlo pagare ma che a volte non trova proprio l’appartamento in affitto».

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