Dal tumore alla fede, Carolina rinasce con "L'insolito posto"

Rimini

“L’insolito posto” è il nuovo ristorante che accende la Borgata vecchia a Bellaria Igea Marina. «Oggi dico che non è mai troppo tardi per realizzare un sogno. Prenda me, sono rinata due volte, la prima sconfiggendo il cancro e la seconda trovando la fede». Inizia così il racconto di Carolina Iacobono, 52enne titolare de “L’insolito posto” con Letizia Fabbri. Impiegata per 20 anni all’Oviesse, Carolina ha lavorato anche in un bar sulla spiaggia, ma la sua vera passione era cucinare. «Forse sarebbe rimasto solo un passatempo, se nel 2011 non fosse arrivata la diagnosi di cancro al seno. Perché dopo la malattia ho cominciato a vivere senza “se” e senza “ma”. E questo mi ha spinta a fare il salto. Nello stesso anno con le amiche incontrate in corsia ho fondato a Santarcangelo “Il Punto rosa”, l’associazione, dove abbiamo messo la faccia per sostenere altre donne». Poi il giro di boa si completa con il cammino comunitario a Santiago sotto la guida di don Marco Foschi, parroco di Nostra Signora del Sacro Cuore a Igea. «Partita con lo zaino in spalla per dimostrare che ce la potevo fare, sono stata folgorata e il mio modo di pensare è cambiato per sempre». Proprio in Spagna incontra Letizia Fabbri, oggi con lei al timone del locale. Forse è quest’ultima a restare più colpita dall’amicizia appena sbocciata, ma poi la pandemia accelera i tempi. «Letizia si è accorta subito che qualcosa non andava. Ero ingrassata di 12 chili e il lockdown mi distruggeva». Con le videochiamate il legame si rinsalda e appena possibile Carolina incontra l’amica nel B&B che gestiva. Poi, gettando alle ortiche tutto, la scelta di aprire un’attività insieme, dove godere di «ruoli interscambiabili per l’armonia raggiunta». Ad accendere i fuochi e l’estro provvede invece lo chef Alex Pasquini, 24enne della Borgata. «Al colloquio – ricorda la titolare – mi ha detto che nessuno gli aveva dato la possibilità di esprimersi. Al che non ho avuto dubbi, sia perché sono una mamma, sia perché il nostro è un “insolito posto”, dove ognuno porta se stesso com’è. Ora il successo che sta riscuotendo Alex mi dà ragione». E non basta. «Valorizziamo le aziende locali, dalla Valconca alla Valmarecchia». Ma qualche scoglio c’è stato? «All’inizio non abbiamo ricevuto appoggi, aprendo in pandemia. Perciò ringrazio mio marito che ha detto: “O lo fai adesso, o mai più”. Ora abbiamo 30 posti all’aperto e altrettanti al chiuso. Ed è particolare anche la nostra cornice: la Borgata è così immersa nell’arte che quando abbiamo visto il cartello “affittasi” eravamo già conquistate. Ora, appena varcano la soglia, i clienti trovano un angolo di pace in un mondo in cui nessuno si ferma più. La nostra convivialità vuole essere l’equivalente della piazzetta di paese». E conclude: «Se sopravvivi a una malattia ti sembra fantastica anche la pioggia, infatti io non uso più l’ombrello. Ma è con la fede che si riparte alla grande. Prima non sapevo vivere realmente».

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