Dal Brasile a San Leo sulle orme del trisavolo: «Ha sempre cercato un luogo come la Romagna»

Rimini

Dal Brasile a San Leo, sulle orme del trisavolo. I discendenti: «Fino all’ultimo ha cercato un luogo che gli ricordasse la sua Romagna». Eurico Fabbri e la moglie Cristina Biagi, entrambi 51enni, hanno affrontato un viaggio transoceanico per rendere omaggio a un antenato: il trisnonno di lui. Nonostante gli impegni, il tempo per rintracciare le proprie origini era, come spiega l’erede di Bernardo, un atto dovuto e trovarlo ha risposto a un’esigenza interiore in una sorta di viaggio anche dentro se stesso. Ma di cosa si occupa questa coppia in trasferta oltreoceano? Eurico ha lavorato per tre decadi nel mercato finanziario e ora fa parte del consiglio di amministrazione di diverse società, mentre la consorte è giudice da 27 anni.

Eurico, perché questo viaggio?

«Per rendere omaggio al mio trisavolo paterno, Bernardo Fabbri. Nacque a San Leo il 1 aprile del 1887 da Pio Fabbri e Elisa Marini. Dopo l’adolescenza è emigrato in cerca di fortuna alla volta del Brasile, attorno al 1910, ma non sono sicuro della data esatta. I suoi familiari rimasero in Italia e lui trovò la forza per ricominciare da solo, dall’altra parte del mondo. Si sposò due volte: dal primo matrimonio nacquero 3 figli ma purtroppo la moglie morì dando alla luce l’ultimo bambino della nidiata, Ferrucio. Il mio antenato disse di sì ancora una volta il 5 dicembre 1914 sposando Adélia Zuchari, nella città di Lavras che sorge a Minas Gerais, un grande Stato a sud est del Brasile. Dalla loro unione nacquero 8 figli, di questi il terzogenito è mio nonno che ha conosciuto le gioie della paternità tre volte. Proprio come me».

Cosa raccontava il suo trisnonno della Romagna?

«Quando lasciò San Leo era un ventenne, quindi conosceva a menadito una terra per cui ha sempre provato una feroce nostalgia. Arrivò al porto di Santos, nello Stato di San Paolo, per poi emigrare più all’interno, per la precisione nella città di Lavras, dove sorgeva una colonia di italiani. È in quel territorio che, con ogni probabilità, strinse le prime amicizie a migliaia di chilometri da casa. Sempre in quella città si sposò due volte formando una famiglia allargata di 11 figli, come detto, e 20 nipotini».

È stato felice?

«Ha vissuto una bella vita, lavorando come commerciante a Lavras. A un certo punto ha deciso di trasferirsi nella città di Pinheiros, nello Stato di San Paolo. Laggiù ha aperto un negozio al dettaglio con grande successo, grazie alle sue ottime capacità imprenditoriali, finché un avvenimento ha sparigliato le carte. Era il 1932 quando ha avuto luogo una rivoluzione fratricida che ha visto divampare le principali battaglie proprio al confine tra gli Stati di San Paolo, Minas Gerais e Rio de Janeiro. Abbiamo perso tutto durante quel periodo e sono seguiti anni difficili funestati da numerose malattie. Disgrazie che hanno spinto uno dei figli del trisnonno, Ferrucio, a emigrare a Rio de Janeiro, dove poi ha trovato lavoro e si è stabilito in pianta stabile portando con sé la maggior parte della famiglia, compreso il padre che allora versava in pessime condizioni di salute, tant’è che si è spento poco tempo dopo. La maggior parte dei suoi parenti vive ancora lì, ad eccezione dei discendenti di Nelo e di mio nonno che abitano in una ridente città chiamata Queluz».

Cosa l’ha colpita di San Leo?

«Il paesaggio che è simile al luogo in cui mio nonno ha scelto di vivere in Brasile, Pinheiros, ma anche alla mia città natale, Queluz che sorge a poca distanza. Una zona incastonata tra due montagne (Mantiqueira e Bocaina) che tanto ricordano il profilo di San Leo. La mia storia familiare è intessuta di stretti legami e tutti i racconti di mio nonno e di mio padre mi sono tornati magicamente in mente nel momento in cui sono sbarcato in Romagna».

Cos’ha provato?

«Mi sono sentito a casa, quasi abbracciato dal luogo. Ringrazio Marco Martini che ha guidato mia moglie e me tra strade, chiese e piccoli borghi ma anche “San Leo albergo diffuso” per l’accoglienza fraterna. Il nostro si è rivelato un viaggio meraviglioso. Assolutamente da ripetere».

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