Cuoco di Rimini: «Hotel e ristoranti, troppi non rispettano le regole: si lavora il doppio del dovuto per 4 euro l’ora»

Rimini

«A Rimini sono tanti gli imprenditori del turismo che non rispettano le regole. E il contratto di lavoro è un vero e proprio optional: ti assumono per 6 ore e 40 minuti, ma ti ritrovi a lavorarne il doppio». Fabrizio Diamantini è un cuoco riminese di 57 anni, con 40 anni di professione. Uno dei tanti stagionali che dopo una vita dedicata a cucina e fornelli, si ritrova con nulla in tasca e una pensione di invalidità. «Decenni di duro lavoro, in ristoranti e alberghi, mi hanno rovinato il fisico ed ora ne pago le conseguenze».

Diamantini, lei è un cuoco: da quanto tempo fa questo lavoro?

«Ho fatto una breve esperienza come cameriere, nella mia prima stagione estiva, poi ho sempre lavorato come cuoco. Ho iniziato questa professione nel lontano 1983, avevo 17 anni, e quest’anno, dopo 40 anni di carriera lavorativa, ho dovuto smettere per motivi di salute».

Ha avuto impieghi stagionali?

«Sì, ho sempre lavorato qui in riviera come stagionale in ristoranti e alberghi».

Contratti in regola?

«Contratti di lavoro in regola è un termine che in Romagna lascia intendere tutto e niente: sono stato quasi sempre assunto con contratto full time, con messa in regola per 6 ore e 40 minuti, giorno libero, permessi a ore, 13esima 14esima e trattamento di fine rapporto. Questo su carta, perché in realtà ho sempre lavorato il doppio delle ore, mai meno di 12 ore, e con punte anche di 16 ore nelle feste comandate, Pasqua, Notte rosa, Ferragosto, 7 giorni su 7, senza mai avere un giorno libero, né permessi o altro. E in caso di malattia dovevo lavorare lo stesso, anche con 39 di febbre o con ferite da taglio, perché interrompere la catena produttiva avrebbe prodotto le ire del datore di lavoro: insomma, il diritto alla malattia mi è sempre stato negato».

Ci parli del suo stipendio...

«Mi ricollego all’ultima busta paga percepita. Allora, contratto per 6 ore e 40, sesto livello, tuttofare di cucina, 1.200 euro netti al mese di stipendio; in realtà ho lavorato minimo 10 ore al giorno, con punte di 15, 16 ore nel weekend o durante eventi particolari, iniziando la mattina alle 11 per finire la notte alle 3. Insomma, ho ricevuto uno stipendio netto di 4 euro e 17 centesimi all’ora per lavorare in realtà come chef di cucina, con tutti gli oneri e responsabilità che questo ruolo comporta. Chef di cucina il cui stipendio, per contratto, è almeno il doppio di quello da me percepito».

Secondo lei il comparto turistico riminese rispetta le regole?

«Assolutamente no, sono tanti quelli che non rispettano le regole contrattuali. Si lavora ancora con lo stesso modus operandi degli anni ’70, sfruttando il personale fino all’osso: ad esempio molti camerieri di sala o ai piani percepiscono stipendi da fame, che spesso rasentano i mille euro al mese, per lavorare dalle 7 alle 22, sette giorni su sette».

La sua è una situazione isolata o generalizzata?

«È una situazione che investe l’intera riviera, sono in tanti, infatti, i lavoratori che si lamentano. Esistono gestori onesti, per carità, che rispettano il contratto nazionale, ma sono davvero una esigua minoranza. Purtroppo».

Le sono stati versati tutti i contributi pensionistici?

«Assolutamente no. In alcuni casi sono dovuto ricorrere al sindacato Cisl per poter esercitare i miei diritti. Ho fatto ricorso all’Ispettorato del lavoro, denunciando tutta la situazione, e ho anche fatto ricorso al Tribunale del lavoro, perché certi datori di lavoro, credendosi al di sopra delle parti, non hanno voluto ammettere le proprie responsabilità nemmeno davanti agli operatori dell’ispettorato del lavoro. Complessivamente avrò versato poco più di 20 anni di contributi, per via del mio rapporto di lavoro stagionale. Ho 57 anni e non ho l’età per andare in pensione, attualmente vivo con una pensione di invalidità».

Che consiglio si sente di dare ad un giovane che volesse intraprendere la carriera di cameriere?

«Contratti chiari e in regola al 100%, con orari decenti, giorno libero, ferie, malattia e tutto quanto previsto dal contratto nazionale. Altrimenti rinuncino. Esistono anche altri lavori per fortuna».

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