Cristian Fabbri (Hera) e il Green Deal: «Servono investimenti che creano valore altrimenti non si va avanti»

Rimini

RIMINI. La sostenibilità ecologica deve andare di pari passo alla sostenibilità economica, altrimenti non si va avanti. Ne è convinto Cristian Fabbri, presidente esecutivo del Gruppo Hera, vice presidente con delega all’Energia di Utilitalia, la federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche, che interviene nel dibattito i questi giorni.

Tema centrale di questa edizione di Ecomondo è il rischio di una retromarcia o comunque di un rallentamento della transizione ecologica. Quale può essere il suo impatto sull’Italia, sulla Romagna e sul vostro gruppo?

«Come Gruppo Hera ci occupavamo di sostenibilità ben prima che l’Europa sviluppasse il Green Deal. Per noi la sostenibilità è un modo di operare sul territorio e significa portare risultati con benefici sostenibili ed economici: questo è il nostro obiettivo. Noi continuiamo a lavorare in questa direzione a prescindere dal fatto che l’Europa possa rallentare o che il mondo forse stia dando una frenata rispetto ad alcune tematiche politiche».

Ma sui territori su cui operate cosa può succedere?

«Noi destiniamo tutti gli anni ai nostri territori che gestiamo quasi un miliardo di investimenti, il Il 70% dei quali con obiettivi non solo economici ma di sostenibilità ambientale. Oggi la domanda cruciale è: ma il consumatore finale è disposto a spendere un euro in più per un prodotto completamente sostenibile? Purtroppo, chi ha questo desiderio, volontà e disponibilità rappresenta una percentuale limitata dei consumatori finali. Oggi la vera sfida è trovare un prodotto sostenibile e che non costi di più di un prodotto che non lo sia, e in questo caso la sostenibilità è uno strumento forte per conquistare quote di mercato. Questo c’era prima del Green Deal e oggi che c’è un rallentamento, o meglio un approccio più pragmatico e ambizioso alla sostenibilità, rispetto quello precedente un po’ più ideologico, questo non cambierà la mentalità delle persone che vivono in questo territorio. I giovani, per esempio, dimostrano di avere una grandissima sensibilità ambientale. L’attenzione alla sostenibilità esiste e sta passando anche dal punto di vista culturale. È un percorso che si sta sviluppando e a oggi non vediamo un rallentamento».

Col senno di poi si potrebbe dire che si è stati poco pragmatici.

«Draghi nel rapporto sulla competitività disse una cosa giusta: se vuoi fare cose utili e positive devi vivere e devi sopravvivere. Non ci può essere sviluppo sostenibile se non c’è sviluppo. Non puoi fare dell’Europa la bandiera della sostenibilità a livello mondiale se l’economia europea crolla. Quando parlo di pragmatismo ambizioso intendo quello: la sostenibilità non è beneficenza. Bisogna trovare quegli aspetti della sostenibilità che hanno anche un ritorno industriale, visto che siamo un’azienda che ha l’obiettivo di generare valore facendo investimenti. Questa è la sfida che affrontiamo ogni giorno».

E a livello locale cosa si può fare?

«Oggi tutti vogliono spendere meno. Noi lavoriamo con molte aziende che comprano energia cercando di portare delle iniziative di risparmio energetico al loro interno anche quando sono richiesti investimenti. Però non tutte le aziende sono in grado di portarle avanti e quindi noi le affianchiamo per aiutarle. Se l’obiettivo è fare efficienza energetica con investimenti che non si ripagano mai, questi ultimi non vengono portati avanti. Si deve andare avanti con un duplice obiettivo: ricchezza economica e riduzione dell’impatto ambientale».

Già, però l’Europa va da una parte e il mondo da un’altra. Oltretutto siamo meno rilevanti rispetto al passato e tutto ciò può portare a riconsiderare le nostre politiche.

«Sicuramente la nostra dimensione rispetto al passato ha un peso molto più limitato. A livello europeo, per esempio, noi siamo responsabili del 6-7% delle emissioni complessive. Se anche l’Europa domani mattina smettesse di emettere CO2 o gas climalteranti, a livello globale l’impatto sarebbe molto limitato. Però l’Europa di strada ne ha fatta tanta: è stato il primo continente a emettere CO2 con la rivoluzione industriale e oggi ha la responsabilità di essere il primo continente che segue la strada della decarbonizzazione. Il picco delle emissioni si è verificato più di venti anni fa e siamo a emissioni calanti».

Però ci sono casi come quello dell’auto elettrica, almeno per quanto riguarda l’Italia che fanno pensare.

«L’auto elettrica 20 anni fa era tecnologicamente non sostenibile dal punto di vista dello sviluppo. Grazie a gli investimenti fatti nell’ultimo ventennio, oggi abbiamo un’auto con una percorrenza e un’autonomia adeguata. Certo, c’è un tema di costo ma c’è anche un tema culturale perché sapere di avere un distributore ogni 10 km dove in tre minuti faccio il pieno dà una certa libertà mentale. Ma siamo sicuramente a un livello di penetrazione industriale più forte. Anche i pannelli fotovoltaici all’inizio avevano un costo dell’energia che era 2-3 volte quello della produzione delle centrali a ciclo combinato. Oggi è aumentato il rendimento, si sono abbassati i costi e quella energia è fruibile; inoltre, è stata raggiunta la grid parity, cioè non si ha più bisogno di incentivi per sostenersi. La sfida è quella di investire in filiere che permetteranno nel tempo di creare una tecnologia finalizzata alla decarbonizzazione. Bisogna farlo usando la neutralità tecnologica, non impedendo una strada ma chiedendo di raggiungere un obiettivo. Poi saranno l’inventiva e i centri studi universitari a dirci quale è la strada giusta».

Diciamo quindi che il Green Deal non rallenta ma ha bisogno di una revisione.

«L’Europa ha già fatto qualche adattamento, tuttavia gli obiettivi, per essere tali, devono esser raggiungibili ed è necessario definire percorsi meno spinti rispetto a quegli obiettivi. Dobbiamo creare il circolo virtuoso dell’economia: definire degli investimenti che creino valore, altrimenti non si va avanti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui