Crac Cmv. Nicolini si scaglia contro le banche: «Sono loro che mi hanno affossato»

Rimini
  • 14 ottobre 2025

«Sono le banche che mi hanno affossato». Così l’ex amministratore della Cmv Sauro Nicolini ieri davanti al gup Raffaele Deflorio durante l’udienza per il crac del Gruppo, fallito nel 2017, per il quale è accusato di bancarotta distrattiva e fraudolenta in concorso insieme ad altri quattro imputati. Il 68enne imprenditore edile di Villa Verucchio, assistito dagli avvocati Carlo Alberto Zaina e Marco Zanotti, secondo la Procura, grazie alla vendita di immobili della Cmv avrebbe distratto somme di denaro non dichiarate al Fisco per almeno 6 milioni di euro, prima di trasferirli a San Marino con l’aiuto di altre quattro persone.

Secondo quanto raccontato in aula da Nicolini quando nel 2008 la crisi della Lehman Brothers cominciò a minare le banche, la Cmv era una società di una solidità unica, perché aveva in piedi 80 cantieri, un patrimonio immobiliare superiore ai 50 milioni di euro, nei tre anni precedenti aveva fatturato oltre 280 milioni di euro e aveva commesse per realizzare 2.500 appartamenti, ovvero dieci anni di lavori garantiti. Arrivati i problemi di liquidità (e non di insolvenza come invece ha affermato il curatore fallimentare) le banche, invece di sostenere l’azienda e continuare a pagare i piani in corso e in stato di avanzamento, hanno cominciato a non onorare i loro impegni. La difesa ha poi dimostrato che i problemi d’insolvenza sarebbero arrivati solo tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012.

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