Coronavirus, Rimini contro Conte sul turismo. "Il tempo è scaduto"

Rimini

RIMINI. "Condivido la scelta del Governo di continuare a mettere al centro la salute e la sicurezza della persona", scrive in una nota il sindaco di Rimini Andrea Gnassi. Che però poi aggiunge: "Gli ultimi provvedimenti annunciati dal Presidente Giuseppe Conte non rischiarano per nulla il futuro di troppi settori strategici per vita e lavoro". Poi c'è la questione bambini e ragazzi, sulla apertura o meno dei centri estivi. E c'è l'industria turistica che aspetta risposte. E, fa presente il primo cittadino, "il tempo è già scaduto".  Rimini chiede al Governo di comporre "immediatamente una cabina di regia organizzativa, in cui virologi, esperti di industria culturale, balneare, hotellerie siano in grado di definire subito e rendere pubblici i protocolli del come si possa riaprire in sicurezza. Ad esempio individuando tutele giuridiche per chi ospita". Di seguito la dichiarazione integrale del sindaco Gnassi.

“Chi amministra, a qualsiasi livello, conosce bene la difficoltà a governare processi enormi e che toccano la carne viva delle persone, effetti di una pandemia mai vista né conosciuta sinora. Condivido la scelta del Governo di continuare a mettere al centro la salute e la sicurezza della persona, in accordo e in ascolto con la comunità scientifica. Abbiamo fatto sacrifici giganteschi negli ultimi mesi al fine di limitare e circoscrivere la diffusione del virus e credo che la cautela debba guidare la gestione delle prossime settimane e dei prossimi mesi, in quella ‘convivenza con il Covid’ che per facilità chiamiamo Fase 2.
Ma questo non significa non esprimere una critica sul metodo, che poi ha addentellati con la sostanza della questione. Gli ultimi provvedimenti annunciati dal Presidente Giuseppe Conte non rischiarano per nulla il futuro di troppi settori strategici per vita e lavoro.
Bene ha fatto poco fa il presidente Stefano Bonaccini a chiedere con determinazione certezze per le scuole e per i bambini già dalla riapertura dai centri estivi, davanti alle decisioni annunciate e non condivise da parte del Governo. E bene fa Rimini, la Romagna, a chiedere ora con altrettanta fermezza di definire l’orizzonte dell’industria turistica. Apprezziamo anche per il nostro territorio la riapertura di manifattura, tessile, cantieri grazie a protocolli di sicurezza definiti ma la stessa considerazione ce la aspettiamo anche per il turismo, per il commercio, per i pubblici esercizi che insieme rappresentano oltre il 20 per cento del PIL italiano, dando lavoro a centinaia di migliaia di persone, con  filiere e indotto ancora più consistenti .
Non è solo o tanto un tema del quando si apre ma del come si apre. Il come determina il quando. Il turismo importa persone e relazioni e non produce merci fisiche, e dunque è il settore più colpito dal Coronavirus e quello più complesso da rimettere in moto. Il problema è quello dei protocolli: sicurezza, modalità, distanziamento negli alberghi e nei luoghi di aggregazione. Su questo, spiace dirlo, e non è una rivendicazione di parte, il tempo sta scadendo e forse è già scaduto. Già dalle prossime ore è necessario che si definisca un quadro preciso delle cose da fare, protocolli e modalità che diano agli operatori le linee guida su cui adoperarsi  nei prossimi giorni al fine di tornare ad alzare le serrande e garantire occupazione e dignità del lavoro. Rimini chiede al Governo di comporre immediatamente una cabina di regia organizzativa, in cui virologi, esperti di industria culturale, balneare, hotellerie siano in grado di definire subito e rendere pubblici i protocolli del come si possa riaprire in sicurezza. Ad esempio individuando tutele giuridiche per chi ospita. Come Emilia Romagna ci mettiamo a disposizione: qui sulla costa da secoli il turismo dialogo con le istituzioni sanitarie e dunque abbiamo il know how, le conoscenze per dare un contributo. Ma prima di tutto occorre darsi una svegliata, seria e non folkloristica: l’industria dell’ospitalità soffre più di ogni altra - le imprese, i lavoratori, gli stagionali - ma adesso quello che non possiamo più attendere sono le certezze operative, insieme all’immissione di liquidità. Non possiamo né più aspettare né più tollerare di portare avanti una discussione su quello che da una parte definiamo un dramma e dall’altra magari pensiamo di banalizzare con il plexiglas o con la distanza tra un ombrellone e l’altro”.

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