Cali produttivi e rincari: vendemmia romagnola a metà

Rimini

Anticipata quasi ovunque di almeno una settimana, la vendemmia in Romagna è ora circa a metà. «Gli effetti della crescente siccità sono stati mitigati dalle piogge di agosto –spiega Ruenza Santandrea del Consorzio Vini di Romagna –, certo le piogge di questi giorni non sono altrettanto benefiche e rischiano di danneggiare i chicchi arrivati a maturazione, ma tutto sommato la vendemmia da un punto di vista quantitativo e qualitativo sta procedendo bene. Le problematiche per chi produce sono molte, in campagna, dai trattamenti alla raccolta meccanica che sopperisce anche a una mancanza di manodopera sempre più difficile da trovare, al carburante per muovere i mezzi, all’energia utilizzata in cantina. L’impatto dei rincari sul settore è pesante». Se quindi cambiamento climatico e siccità si fanno sentire ma a questo giro non pregiudicano un raccolto che sarà comunque inferiore, a complicare la vita dei vignaioli romagnoli, una volta messe in sicurezza le uve, quest’anno sarà, oltre alla resa inferiore, soprattutto la lista finale delle spese, tutte rincarate. Conseguente e presumibile sarà poi l’ aumento del costo delle loro bottiglie al consumatore, e non mancheranno le ansie quando si tratterà di immetterle dunque sul mercato.

Le stime 2022 della Regione

I dati di stima riguardo alla vendemmia 2022 ancora in corso, per la Regione darebbero conto di un’annata che, rispetto alla vendemmia 2021, segnerebbe anche una leggera crescita del +3%. Va però considerato che nella vendemmia 2021 in Emilia-Romagna si era prodotto il -10,7% delle uve prodotte rispetto al 2020. Quindi si resta sotto le medie. «L’andamento climatico delle ultime due settimane, fin qui, ha favorito un recupero ulteriore del dato e le piogge del dopo Ferragosto hanno inciso favorevolmente sugli ultimi raccolti – spiegano dall’ Ufficio agricoltura regionale –. La maturazione delle uve quest’anno è stata sicuramente anticipata rispetto alla media degli ultimi anni; le uve prodotte risultano avere bassa acidità e buona gradazione alcolica e sono più sane sotto il profilo fitopatologico rispetto gli anni precedenti, per una minor diffusione dei patogeni fungini favorita dal clima asciutto che ha caratterizzato il periodo maggio – metà agosto». A far riguadagnare terreno ai dati produttivi, sarebbero proprio i dati che arrivano dalla vendemmia in Romagna. «L’attuale vendemmia, risulta scarsa se rapportata alla media degli ultimi cinque anni, meno 7%, sia per la siccità che per il caldo intenso e prolungato che hanno caratterizzato questa estate, producendo grappoli con acini di ridotte dimensioni, con cali di resa maggiori nelle aree collinari e nelle zone in cui non si è riusciti ad irrigare –spiegano da via Aldo Moro –. Secondo i dati di stima regionali, il leggero aumento della produzione complessivo è dato da un aumento produttivo in Romagna, che torna alla norma dopo la scarsità del 2021 dovuta in particolare alle gelate primaverili. Su tutta la regione la siccità inizialmente faceva prevedere un forte calo, con le piogge dell’ultimo mese c’è stato un recupero produttivo. In ogni caso è la collina che ha sofferto di più per la siccità dove l’irrigazione è meno presente». Comunque, come sempre, le situazioni sono fortemente disomogenee tra territori, pianura, pedecollina, collina, Emilia e Romagna, e spesso anche tra aziende del medesimo territorio.

Quantità in bottiglia

«Rispetto al 2021 ci aspettiamo altresì una quantità di vino e mosti in crescita ma meno rispetto la crescita dell’uva, in quanto le uve precoci oramai vendemmiate, hanno tratto poco vantaggio dalle piogge degli ultimi dieci giorni e pertanto la resa in vino si prevede sia leggermente più bassa quest’anno», spiega ancora l’Ufficio agricoltura regionale. I dati definitivi della vendemmia saranno disponibili solo al 30 novembre prossimo, data prevista per la scadenza della dichiarazione di vendemmia da Agrea. Per quanto riguarda i dati della vendemmia 2021, sempre da fonte Agrea, gli ettari produttivi in regione erano 50.806 e la produzione di uva si era attestata sui 7,8 milioni di quintali (8,8 milioni di quintali nel 2020). Di questi, quasi i 2/3, il 64%, hanno dato vini etichettati Doc, Docg e Igt: al 54% bianchi e per il 46% rossi. «Lo scorso anno abbiamo chiuso con un fatturato record di 408 milioni di euro, in crescita del 24,7% rispetto all’anno precedente. Non abbiamo ovviamente i dati della vendemmia 2022 che è in corso, ma sappiamo già che è una vendemmia di grande qualità –commenta l’assessore regionale all’Agricoltura Alessio Mammi –.Il volume d’affari generato dalle denominazioni d’origine vinicole dell’Emilia-Romagna ci mette tra le prime regioni italiane, e in 5 anni il nostro export è cresciuto del 42%. Come Regione siamo al fianco delle imprese vitivinicole su quattro aspetti: la riconversione dei vigneti perché vogliamo sempre più qualità, ricerca, resilienza e sostenibilità ambientale, gli investimenti per la competitività delle imprese, per rinnovare cantine e tecnologie, perché senza impresa non c’è agricoltura, il sostegno alla promozione dei vini a denominazione d’origine e indicazione geografica sul mercato interno e internazionale, attività per la quale abbiamo anche aumentato le risorse a disposizione, e la sostenibilità ambientale del vigneto regionale, promuovendo l’impianto di vitigni resistenti ad alcune patologie. La nostra forza è la varietà delle produzioni, un aspetto che ci consente di intercettare mercati differenti».

Rincari, l’allarme Coldiretti

Dal canto loro le associazioni di categoria, come Coldiretti, lanciano un allarme sui costi al rialzo generalizzato. La crescita esponenziale dei costi di produzione in campagna si abbatte anche sulla vendemmia «con aumenti medi del 35% dovuti alle tensioni su energia e materie prime generate dalla guerra in Ucraina e incrementi unilaterali da parte dei fornitori di imballaggi», dice l’associazione. «Nella nostra provincia – commenta Michele Tampieri, produttore vitivinicolo e dirigente della Coldiretti Ravenna – le rese produttive, nonostante la forte siccità, sono buone, così come la qualità delle uve. I problemi sono legati semmai ai costi di produzione che sono letteralmente esplosi, a partire da quelli energetici sostenuti per irrigare durante i mesi primaverili ed estivi». A pesare sono infatti gli aumenti dei costi di produzione diretti o indiretti a causa del caro energia. «Nei vigneti si registrano rincari che vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio –sintetizza la Coldiretti –. Una bottiglia di vetro costa fino al 50% in più rispetto allo scorso anno, mentre il prezzo dei tappi ha superato il 20% per quelli di sughero e addirittura il 40% se di altri materiali. Per le gabbiette per i tappi degli spumanti gli aumenti sono nell’ordine del 20% ma per le etichette e per i cartoni di imballaggio si registrano rispettivamente rincari del 35% e del 45%».

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