Quelle parole che vanno rimosse

Rimini

Scrive l’ex candidato sindaco della Lega nord Marzio Pecci: «L’amministrazione comunale sta adoperandosi per creare lo scontro tra i cittadini e i Rom. Ciò è molto grave perché Rimini è una città aperta alle diverse culture». Lo scrive, sulla bacheca facebook del capogruppo in Consiglio comunale Matteo Zoccarato, a proposito della festa di Sinti e Rom promossa dalla “Consulta delle aggregazioni laicali” della Diocesi di Rimini. Il suo ragionamento è chiaro: con la proposta delle microaree si spacca la città. Ma la tesi che si evince è che il Comune non avrebbe dovuto concedere una piazza pubblica ai nomadi durante la “Giornata internazionale di Rom e Sinti”. Niente festa, Rimini sarà pure «una città aperta alle diverse culture», ma non esageriamo, neppure se a organizzarla sono tutte le associazioni di volontariato riminesi. Però il punto è un anche e soprattutto un altro. Matteo Zoccarato, che durante l’annuale incontro dei politici con la Diocesi sedeva accanto al vescovo Francesco Lambiasi, risponde ironico a Pecci: «Ma siamo noi ad alimentare l’odio... ». Con il tono della vittima. Scorrendo il post di Zoccarato dal titolo “Adesso basta, il vaso è colmo” si leggono commenti in cui si esorta all’uso del «napalm», viene postato il video in cui due nomadi vengono chiuse in un gabbione fuori da un supermercato, si fanno proposte tipo «buttiamo una bomba almeno prendiamo due piccioni con una fava» o «facciamogli noi la festa con un bel lanciafiamme». Oltre al fatto che in alcuni casi si potrebbe ravvisare il reato di istigazione, viene una domanda: perché Matteo Zoccarato, che si indigna con tutti quelli che «gridano al razzismo», consente che certe frasi vengano scritte sulla sua bacheca? Ci possono essere proposte politiche differenti e lo scontro verbale può essere brutalmente acceso ma per essere credibili è necessario mettere in fuorigioco chi esce dai confini della democrazia e persino quelli della civiltà, anche se ti ha dato il voto. Non è difficile dire: siamo contro la chiusura del campo nomadi e lo spostamento delle famiglie Sinti nelle microaree ma non tolleriamo che si inciti alle bombe o al napalm. Aiuterebbe.

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