B&b a Rimini, l’analisi dell’imprenditore: “Trend da studiare, basta divieti”

«Coccoliamo i nostri clienti, facciamo loro sentire il sapore di casa, nel segno dell’accoglienza romagnola che è stata la nostra bandiera dai primi anni del turismo». Franco Vacchetti, che insieme alla moglie Sondra Ceccarelli e ai figli gestisce numerosi b&b e case vacanze nel borgo San Giuliano, tutti riuniti sotto l’effigie del brand di famiglia “Soggiorni diffusi”, dispiega sulla tavola le carte vincenti di molte soluzioni extra alberghiere. Quelle soluzioni di pernottamento che negli ultimi anni stanno acquisendo sempre più quote di mercato. Gli ultimi dati Istat elaborati dalla Regione mostrano un aumento del 48% nelle prenotazioni in strutture diverse dagli alberghi nei primi sei mesi del 2024 rispetto al 2023. Risparmio? (il prezzo in hotel è calcolato per persona, per notte, nelle case vacanza a camera). Secondo Vacchetti non si tratta solo di questo. «Nei miei “Soggiorni diffusi” (che annoverano “I Felliniani”, “La Borghigiana”, “A casa da noi”, “L’Augusto imperatore”, “Residenza Isotta” e “Pontebba 8”) ospito persone che erano solite prenotare in alberghi a 4 stelle o più». E la maggior parte dei suoi clienti, sottolinea, «non vengono qui per andare al mare». «Sono interessanti alla Rimini romana, al turismo culturale, alle bellezze dell’entroterra. «Una tipologia di turista - spiega nella sua analisi - diversa da quella che prende a riferimento la spiaggia e la passeggiata sul lungomare come fulcro della vacanza».
Come a dire che non sono gli affitti brevi («che devono essere fatti nel rispetto delle norme», si raccomanda ) i responsabili della perdita di quote di mercato da parte degli alberghi tradizionali. E se l’appeal dell’hotel decresce, del resto, secondo Vacchetti, «è anche un problema di offerta».
Cosa c’è da fare?
«Se ci si lamenta che in riviera ci sono meno turisti, e di conseguenza meno persone che soggiornano negli hotel - continua il proprietario di molte delle strutture extra alberghiere presenti nel Borgo - bisogna domandarsi cosa c’è che non va e perché certe realtà, come ad esempio i chiringuiti in spiaggia, funzionano così bene. La reazione verso ciò che è nuovo, innovativo, e dimostra di attrarre clientela, non può essere sempre quella di stigmatizzare e mettere dei divieti. Sono fenomeni che vanno studiati e poi regolamentati, ma vanno prima di tutto compresi. E quindi bisogna porsi delle domande». Tra gli interrogativi a cui trovare risposta, Vacchetti mette in primo piano quello dell’equipaggiamento del centro e della riviera di Rimini nell’offrire svago e divertimento ai turisti. «Dopo mangiato, dove si può andare a sorseggiare un cocktail in un locale elegante, romantico? Sono luoghi che in tutta la città si contano sulla punta delle dita, e da questo punto di vista, la differenza con altre località nelle vicinanze è evidente. E poi i negozietti di bazar, tutti uguali, con gli stessi gadget di 20 anni fa, sul lungomare. Cosa offriamo al nostro turista? Il centro storico è stato riqualificato in modo eccellente dal Comune, ma i negozi la domenica sono chiusi, durante la pausa pranzo il centro è deserto. Sono cambiamenti che devono essere intrapresi dai privati, sono gli imprenditori che devono cambiare visione, abbandonare il vecchio per abbracciare il nuovo».
E la spiaggia?
Seppur il modello vacanza di cui l’imprenditore del Borgo si fa ambasciatore non sia quello dei classici tipi da spiaggia, la distesa di sabbia che costeggia il mare non può non essere presa in considerazione in questa disamina. «Oggi, con quello che abbiamo, possiamo proiettarci nel futuro? La realtà del singolo bagnino è ancora concorrenziale? O servirebbe una “cordata” tra operatori capaci di investire davvero nel balneare, costruendo le piscine, oggi indispensabili visto l’innalzamento delle temperature e la qualità dell’acqua messa a repentaglio?». E se è vero che la realtà della spiaggia è penalizzata dalla spada di Damocle che continua a incombere sulle concessioni degli stabilimenti, la Bolkestein, è pur vero che questo ostacolo può essere anche un’opportunità. «Una spinta a collaborare - spiega Vacchetti - a superare i personalismi e a fare investimenti per attuare la destagionalizzazione per davvero. Ci sono i “patiti del mare” che andrebbero in spiaggia anche d’inverno, magari in piscine riscaldate». «Abbiamo paura dei cinesi e della multinazionali? - si domanda Vacchetti ponendo la questione conclusiva -. Allora dobbiamo domandarci se abbiamo una contropartita, una controproposta alla loro».