"Aumento dei casi Covid inspiegabile, su Rimini serve un'indagine"

Rimini

«Onestamente è inspiegabile l’aumento dei positivi che si riscontra a Rimini». In provincia, il numero dei casi giornalieri continua a crescere. Ieri pomeriggio, addirittura, come dichiarato dal direttore dell’unità operativa Igiene e sanità pubblica, Franco Borgognoni, ha raggiunto quota 123 (ricordiamo che la Regione comunica i dati del giorno precedente, da qui la discrepanza con i casi indicati sotto, ndr).

«Non riusciamo a capire quale sia, rispetto alle altre province, il fattore che genera a Rimini più contagi». «La stagione turistica è finita, e i locali sono frequentati anche nelle altre città - continua Borgognoni, mostrando il filo logico del ragionamento - per cui, per capire quali siano le cause di numeri nel Riminese sempre così alti avvieremo un’indagine epidemiologica. Nei prossimi giorni riusciremo a dare una risposta a questo interrogativo».

Dottor Borgognoni, cosa aveva causato il ritardo nell’elaborazione dei dati dei tamponi dello scorso fine settimana?

«Il numero maggiore di tamponi che sono stati fatti. Un numero che è cresciuto tanto e all’improvviso. Siamo passati dai 670 tamponi di mercoledì della scorsa settimana ai 1.280 del mercoledì di questa settimana fa. E di conseguenza, aumentando i tamponi aumentano anche i positivi, e con loro i contatti da chiamare per essere messi in isolamento e predisporne il tampone».

Ci vorrebbero più operatori da destinare all’ufficio di Igiene?

«Lo staff è già cresciuto tantissimo. Dalle storiche 10 persone che eravamo siamo diventati 64, tra operatori esperti nella prevenzione, medici e infermieri. Il problema è che i numeri sono altissimi e iniziamo ad andare un po’ in sofferenza. Anche perché ci sono anche tante richieste di tamponi che arrivano dai medici di base. Negli ultimi giorni avevamo ricevuto 300 mail dai medici di medicina generale che richiedevano tamponi per i loro assistiti. Ora (ieri pomeriggio, ndr) ne sono rimaste 130».

Avete individuato alcuni focolai specifici?

«No, la maggior parte sono focolai familiari. Non siamo riusciti, a oggi, a individuare un elemento in comune che abbia dato origine a tutti i casi che stiamo registrando, che sono veramente tantissimi. Una cosa che possiamo dichiarare con relativa sicurezza è che la scuola è un ambiente sicuro, perché i contagi che vi rileviamo si originano soprattutto in contesti extra scolastici. In tutta la provincia, dall’inizio dell’anno scolastico, sono una sessantina gli istituti interessati, ma non appena abbiamo trovato un positivo abbiamo messo in quarantena la classe, riducendo, e spesso annullando, i contagi. In ogni caso, nei prossimi giorni avvieremo un’indagine epidemiologica per avere chiara la situazione. Di certo, comunque, non si tratta degli stessi positivi che trovavamo la scorsa primavera».

I casi sono meno gravi?

«Sì, anche se i positivi sono tanti, la maggior parte sono asintomatici o paucisintomatici».

Per sintomatico si intende chi ha la febbre, o chi ha qualunque sintomo riconducibile al Covid?

«I sintomi legati al Covid-19 sono molto variegati. Per cui per “sintomatico” non si intende solo chi ha febbre, ma anche chi ha disturbi come raffreddore, dolori articolari, diarrea, perdita di gusto e olfatto. A volte sono talmente lievi che le persone che risultano positive hanno avuto manifestazioni come queste, ma non ci hanno fatto caso, e solo dopo la scoperta del contagio li riconducono al Covid. A fare scattare l’allarme, comunque, deve essere la temperatura superiore ai 37.5, oltre che i disturbi tipicamente influenzali».

Dopo quanto tempo dalla richiesta oggi si riceve il tampone?

«Noi cerchiamo di fare l’impossibile, mi creda. Se si tratta di scuole, entro le 24 ore dalla segnalazione, se si tratta di sintomatici che non si presentano al pronto soccorso, così come contatti stretti di positivi, o il giorno stesso, o il giorno dopo. In periodi di grande richiesta, però, si può arrivare anche a due giorni dalla richiesta».

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