Allarme da San Patrignano: «Ragazzine ubriache a 16 anni»

Rimini

«L’emergenza si chiama alcol e a farne le spese sono soprattutto le ragazze». L’abbuffata alcolica del weekend, più nota come “Binge drinking”, può condurre i giovani alla dipendenza da alcol ma anche all’uso di altre sostanze stupefacenti. Lo sottolinea Antonio Boschini, medico infettivologo e responsabile terapeutico della comunità di San Patrignano a Coriano, in provincia di Rimini.

Maggiori rischi

Ma perché i giovani sottovalutano i rischi di alcolici e superalcolici? Le cause sono tante: dallo stress alla voglia di spensieratezza tramite una sostanza «che di fatto risulta legale». Il tutto infischiandosene delle conseguenze: a partire dalla minor capacità di concentrazione, attenzione e giudizio sino ai disturbi alla coordinazione motoria. Rischi che, nei casi più gravi, sfociano nel coma etilico. Un problema, l’abuso di alcolici, che ora risulta diffuso anche tra le ragazze mentre fino a qualche anno fa era un comportamento prettamente maschile. Altra novità? Non si beve tutti i giorni, ma si concentra lo sballo nel finesettimana, lontano da scuola e impegni, travolti dal valzer di aperitivi, feste e superalcolici. «La media dell’età in cui si comincia a ubriacarsi si aggira sui 16 anni. chiarisce Boschini -. Una pratica ormai tanto diffusa tra i giovanissimi quanto preoccupante». Capitolo a parte le ragazze che si mettono nei guai due volte, perché spesso bevono a stomaco vuoto, in una società dove le calorie sono considerate nemiche e “bellezza fa rima con magrezza”. Ma non basta. Nella donna «i danni da alcol sono più gravi rispetto all’uomo e gli effetti agiscono in tempi più rapidi». Una fragilità che dipende non solo da differenze fisiologiche ma esiste anche in ragione «del corredo enzimatico, geneticamente diverso visto che il fegato delle donne produce enzimi meno efficaci ad assimilare l’alcol». Quanto alle conseguenze sono proiettate anche nel futuro, perché alzare il gomito in gravidanza può causare danni irreversibili al feto. Fatto sta che, a parità di bicchieri tracannati, le quote rosa risentono di più delle conseguenze a breve e lungo termine e troppo spesso si dimenticano che l’alcol «oltre che essere l’anticamera a altre droghe, può provocare tumori (quello al seno, ad esempio, nell’8% delle diagnosi è legato al consumo costante di alcol, ndr)».

Dipendenze vecchie e nuove

Altro dramma, stando all’osservatorio di San Patrignano, resta il consumo di cocaina e crac. Quanto ad un’altra droga molto pericolosa che risulta sbarcata in Italia, il Fentanyl, è troppo presto per tracciare un bilancio. Per avere un quadro complessivo, come precisa ancora Boschini, bisogna aspettare sequestri di droga e esami tossicologici su persone morte per overdose. Campi che non rientrano nelle competenze di Sanpa ma delle forze dell’ordine. Finora, tuttavia, «tra i ragazzi entrati in comunità due usavano il Fentanyl ma inteso come medicinale impiegato nella terapia del dolore». Della sostanza prodotta in laboratori clandestini non risulterebbero quindi consumatori, poi approdati al percorso terapeutico sulle colline romagnole, ma del Fentanyl potrebbe esistere traccia in altre droghe il che farebbe aumentare, in un modo difficile da quantificare, «il numero di consumatori inconsapevoli». Fortuna vuole però, conclude il medico, che in Europa non si registri l’invasione che di questa sostanza hanno subito gli Stati Uniti, salvo problemi piuttosto significativi in Gran Bretagna.

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